Un piccolissimo sunto estratto dal libro
“ Il Giubileo del Lazio – Percorsi culturali, storici e religiosi" Ed. Anicia, 2016 Il 13 marzo 2015 papa Francesco annunciò il Giubileo Straordinario e mise al centro dell’evento la parola “misericordia”, come forza di reintegrazione che, partendo dalla vita di ognuno di noi, può portare alla costruzione di una casa comune, sia esso cittadino sia costruttore, nella pacifica convivenza. La vita va intesa come una battaglia contro l’esclusione, la paura dell’estraneo, la difesa dell’uomo, perché ognuno di noi è una strada che conduce a Dio. La misericordia è il ponte verso le altre religioni: ascolto, confronto condivisione per costruire una società senza differenze e tesa al progresso. Deh peregrini che pensosi andate, forse di cosa che non v’è presente, venite voi da sì lontana gente….. Così Dante definisce il pellegrino in un sonetto della Vita Nova scritta tra il 1293-94; ma già alla fine del primo millennio il pellegrino aveva assunto importanza sempre maggiore nella visitazione dei luoghi santi della Cristianità. I pellegrini europei percorrevano tre itinerari con destinazioni finali: Roma, Gerusalemme in Terrasanta e Santiago di Compostela in Spagna. In Italia la più nota fu sicuramente la Via Francigena. Il vescovo di Canterbury , Sigerico, nel IX secolo fu il primo pellegrino a tracciarne il percorso per giungere a Roma e ricevere la nomina di arcivescovo dal pontefice. Tale via successivamente prese il nome di Romea, cioè che conduce a Roma. Lungo il percorso, trasformatosi in via commerciale, sorsero nuovi insediamenti e nuove vie, monasteri francescani e benedettini per l’accoglienza ai viandanti. Nel Lazio si individuano diversi percorsi utilizzati dai fedeli che si recavano nei luoghi della Cristianità, in particolare: a Nord da Roma a Proceno (Toscana),a Sud da Roma a Minturno e Cassino (Campania e Molise), il Cammino di Benedetto da Norcia a Montecassino e il Cammino di Francesco, attraverso la Valle Reatina. Alla fine del 1200, l ‘Europa era preda di forti contrasti politici e religiosi, le lotte tra Chiesa e Impero, la fine del mondo predetta da molti critici oppositori della Chiesa, richiamarono con urgenza la necessità di creare un avvenimento per cui i fedeli potessero chiedere di espiare i peccati, la loro remissione per la salvezza eterna. La Chiesa rappresentata da papa Bonifacio VIII al secolo Benedetto Caetani, indisse il primo Giubileo nel Natale 1299 e sarebbe terminato in Natale successivo, evento da ripetersi ogni cento anni. I pellegrini penitenti provenienti da ogni parte del continente (immaginiamo quali difficoltà dovevano affrontare: strade impervie, briganti, rifornimenti scarsi, alloggi in chiese o case private, trasporti…) dovevano restare a Roma per quindici giorni e visitare le basiliche di S. Pietro e S. Paolo per ottenere la remissione di peccati e della pena che avrebbero dovuto scontare in terra o in Purgatorio. Questo colpo di scena fece sì che si elargisse a gente terrorizzata dall’Inferno il grande perdono, sotto forma di indulgenza che, nel secolo precedente si otteneva partecipando alle Crociate in Terrasanta. Il Giubileo fece sopire anche le critiche dei francescani e altri spirituali che accusavano la gerarchia ecclesiastica di eccessivo amore per le cose terrene e auspicavano il ritorno della Chiesa alla povertà originaria. Comunque le Vie Francigene o Romee si erano già rafforzate quando nel 1291 cadde San Giovanni di Acri e i pellegrini si recavano a Roma anziché in Terrasanta. Sicuramente i Giubilei moderni hanno acquisito significati diversi. Quello del 1900 indetto da Leone XIII , il papa della Rerum Novarum, fu l’inizio di un lungo cammino per il dialogo sia sociale che ecumenico teso all’unità dei Cristiani e delle diverse religioni. di Renata Pennese |
IL PRIMO GIUBILEO con la bolla del primo Anno Santo
Cos'è l'indulgenza plenaria? Via Francigena del Sud |
l numero quaranta Simboli biblici
Pubblicato in Conoscere la Bibbia
Scritto da Filippa Castronovo
05 Apr 2015
Quaranta è il numero simbolico con cui l'Antico e il Nuovo testamento rappresentano i momenti salienti dell'esperienza di fede del popolo di Dio. Esprime il tempo dell'attesa, della purificazione, del ritorno al Signore, della consapevolezza che Dio è fedele alle sue promesse.
Il numero quaranta nella Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, si incontra spessissimo. E' una cifra simbolica importante. Rappresenta momenti salienti dell'esperienza di fede del popolo di Dio e anche del singolo credente. Questo numero, come anche il tre o il sette, non rappresenta, dunque, un tempo cronologico reale, scandito dalla somma dei giorni. Indica piuttosto una lunga attesa, una lunga prova, un tempo sufficiente per vedere le opere di Dio, un tempo entro il quale occorre decidersi ad assumere le proprie responsabilità senza ulteriori rimandi. E' il tempo delle decisioni mature.
Pubblicato in Conoscere la Bibbia
Scritto da Filippa Castronovo
05 Apr 2015
Quaranta è il numero simbolico con cui l'Antico e il Nuovo testamento rappresentano i momenti salienti dell'esperienza di fede del popolo di Dio. Esprime il tempo dell'attesa, della purificazione, del ritorno al Signore, della consapevolezza che Dio è fedele alle sue promesse.
Il numero quaranta nella Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, si incontra spessissimo. E' una cifra simbolica importante. Rappresenta momenti salienti dell'esperienza di fede del popolo di Dio e anche del singolo credente. Questo numero, come anche il tre o il sette, non rappresenta, dunque, un tempo cronologico reale, scandito dalla somma dei giorni. Indica piuttosto una lunga attesa, una lunga prova, un tempo sufficiente per vedere le opere di Dio, un tempo entro il quale occorre decidersi ad assumere le proprie responsabilità senza ulteriori rimandi. E' il tempo delle decisioni mature.
- Il numero quaranta appare anzitutto nella storia di Noè. Noè, quest'uomo giusto, a causa del diluvio trascorre quaranta giorni e quaranta notti nell'arca, insieme alla sua famiglia e agli animali che Dio gli aveva detto di portare con sé.
- E attende altri quaranta giorni, dopo il diluvio, prima di toccare la terraferma, salvata dalla distruzione (Gen 7,4.12;8,6).
- Isacco, erede delle benedizioni che Dio aveva dato al suo padre Abramo, indeciso per carattere, finalmente, a quaranta anni decide di costruirsi la sua famiglia. Le tappe fondamentali della vita di Mosè sono simbolicamente scandite in tre periodi, ognuno di quaranta anni. Il libro dell'Esodo ricorda che Mosè ha tratto il popolo fuori dall'Egitto quando aveva ottanta anni, la somma di quaranta (Es 7,7) e l'evangelista Luca rilegge la sua storia nei tre periodi di quaranta anni ciascuna (Atti 7,20-43). Mosè rimane, poi, sul monte Sinai, con il Signore, quaranta notti e quaranta giorni per accogliere la Legge. In tutto questo tempo digiuna (Es 24,18).
- La cifra quaranta è il tempo adatto perché il popolo verifichi la fedeltà di Dio: «il Signore tuo Dio è stato con te in questi quaranta anni e non ti è mancato nulla» (Dt 8, 2-5). Gli esploratori d'Israele impiegano quaranta giorni per completare la ricognizione della terra promessa dopo la loro partenza dal deserto di Paran (Nm 13,25). Gli anni di pace di cui gode Israele sotto i giudici sono quaranta (Gdc 3,11.30), ma trascorso questo tempo inizia la dimenticanza dei doni di Dio e il ritorno al peccato. Il profeta Elia impiega quaranta giorni per raggiungere l'Oreb, il monte dove incontra Dio (1 Re 19,8).
- Quaranta sono i giorni durante i quali i cittadini di Ninive fanno penitenza per ottenere il perdono di Dio (Gn 3,4).
- Quaranta sono anche gli anni del regno di Saul (At 13,21); di Davide (2Sam 5,4-5) e di Salomone (1Re 11,41).
- Nel Nuovo Testamento, Gesù prima di iniziare la vita pubblica si ritira nel deserto per quaranta giorni, senza mangiare né bere (Mt 4,2). Nel deserto, praticando il digiuno si nutre della parola di Dio, che usa come arma per vincere il diavolo. Le tentazioni di Gesù richiamano quelle che anche il popolo di Dio visse nel deserto, ma che non seppe vincere.
- Quaranta sono i giorni durante i quali Gesù risorto istruisce i suoi, prima di inviare lo Spirito (At 1,3). Dopo questo tempo ascende al cielo e invia lo Spirito Santo.
- I salmi riflettono sul significato biblico dei quaranta anni. Soffermati su queste parole del salmo 95: «Ascoltate oggi la sua voce; non indurite il cuore, come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere. Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione e dissi: sono un popolo dal cuore traviato, non conoscono le mie vie».
- Nella liturgia cristiana vi è un tempo particolare, la Quaresima della durata di quaranta giorni, che ha lo scopo di favorire un cammino di rinnovamento spirituale, alla luce di questa lunga esperienza biblica e soprattutto per imparare ad imitare Gesù che nei quaranta giorni trascorsi nel deserto, insegnò a vincere la tentazione vivendo la parola di Dio.