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VALLE DEL SACCO : CENNI STORICI E ARCHEOLOGICI
La celebre massima “Tutte le strade portano a Roma” racchiude in sé il senso della straordinaria capillarità del sistema viario Romano, senza dubbio la base che ha reso possibile la nascita, l'espansione e la durata del dominio dell'Impero Romano in Italia ed in Europa. Le strade costruite dai Romani hanno avuto un ruolo chiave nella conquista e nel mantenimento dei territori sottomessi; in breve tempo si potevano spostare truppe in caso di rivolte, così come trasferire rifornimenti e diffondere notizie e informazioni: si può affermare che le conquiste e la costruzione delle strade procedettero di pari passo. Su queste solide basi si edificò l'Impero, sulla fitta rete di strade che partiva dal centro di Roma per arrivare a percorrere circa 80.000 km, fatte per lo più di basolato lavico, travertino e grossi blocchi di pietra. La lingua e la cultura di Roma viaggiarono su queste strade diffondendosi ovunque, e quest’enorme e grandiosa eredità, attraversando i secoli e la storia è giunta fino a noi continuando quest’opera di diffusione incessante, di cultura, di saperi e di popoli. La Via Salaria, la Via Flaminia, la Via Cassia, la Via Aurelia e la Via Appia, a differenza della Via Latina, sono per lunghi tratti percorribili ancora oggi, proprio perché la scelta dei tracciati e la loro costruzione restano senza eguali. Le tecniche di costruzione erano davvero ammirabili tanto da resistere per secoli e arrivare fino ai giorni nostri. Le strade erano piuttosto larghe, in media dai 4 ai 6 metri, ed in via eccezionale, 10-14 metri per permettere l'incrocio di due carri, a seconda dei luoghi e dell'importanza della viabilità. Spesso erano rettilinee e grazie alla costruzione di ponti e viadotti riuscivano a superare qualsiasi ostacolo naturale, dai corsi d'acqua ai dislivelli ecc. La carreggiata era costruita a "schiena d’asino", pendente cioè verso l’esterno, per favorire il deflusso dell'acqua piovana. Ad ogni miglio lungo la strada erano poste le cosiddette pietre miliari: indicanti la distanza da Roma o dalla città più vicina. Erano inoltre frequenti le stazioni di posta, le "mansiones", dove si potevano trovare delle stanze, un posto di polizia e taverne dove i viaggiatori si rifocillavano ed all'occorrenza cambiavano i cavalli. In prossimità della città le strade diventavano viali alberati, fiancheggiati da sepolcri, statue, ville e templi. La Via Latina era una delle principali arterie che da Roma conduceva verso la Campania e il Sannio, attraverso il Lazio meridionale; è stata, in alternativa con la Via Appia, la più grande arteria del mezzogiorno d’Italia. A differenza della maggior parte delle strade romane, non porta il nome del costruttore, suggerendo così che si tratti di un percorso naturale molto antico; infatti, nonostante il suo percorso sia stato tracciato definitivamente tra il IV e il III secolo a.C., veniva già percorso in età preistorica: gli etruschi lo attraversarono per colonizzare la Campania tra i secoli VIII e VI a.C. Probabilmente quindi si trattava di un percorso che come itinerario di attraversamento ha preceduto la Via Appia ed è stato scelto molto spesso in alternativa ad essa, a causa delle difficoltà di attraversamento e delle condizioni malsane della Regina Viarum. Il passaggio lungo la Valle del Sacco e la Valle del Liri ha origini antichissime: la conformazione di queste valli offriva un passaggio naturale alle comunicazioni tra il Lazio e la Campania. Un’altra antica via attraversava longitudinalmente queste valli non seguendo il percorso che fu della Via Latina, ma tenendosi più a ridosso dei colli orientali, in prossimità delle rocche erniche e volsche: questa protostorica via era nota col nome di Pedemontana. La Via Latina seguiva un percorso più centrale alla valle, tagliando fuori i centri volschi. La Via Latina: itinerari verso la campania Il primo itinerario è quello che riguarda l’Antica Via Latina, di cui sono percorribili attualmente solo alcuni tratti, ma lungo il suo percorso sorgono rilevanti siti archeologici, resti di antiche colonie romane, abbazie, antichi borghi fortificati e santuari, poiché fu una via di grandi scambi culturali e commerciali. Il tracciato coincide in molti punti con l’attuale tracciato della più recente Via Casilina; anche le varianti e i diverticoli sono più di uno, perciò sarà possibile intraprendere una serie di percorsi storico-archeologici e naturalistici seguendo anche direzioni parallele, che furono scelte in base alle differenti condizioni storiche e alle difficoltà di attraversamento. Il naturale andamento della via s’inoltra attraverso i Castelli Romani, passando per Segni e giungendo ad Anagni lungo la Valle del Sacco, attraversa interamente la vicina Area Integrata “Territori Ciociari”, passando per Ferentino e Frosinone. Il tracciato entra nell’Area Integrata “Valle del Liri” e prosegue verso la Campania attraversando i Comuni di Pofi, Ceprano, Arce, Colfelice, Roccasecca, Castrocielo, Aquino, Villa S. Lucia e Cervaro; attraversa anche i Comuni di Piedimonte S. Germano e Cassino, esterni all’Area della Valle del Liri. Numerosi sono gli interventi di recupero e i ritrovamenti lungo l’asse viario: lunghi tratti di basolato sono stati rinvenuti nel territorio del Comune di Pofi, in località S. Benedetto; un altro lungo tratto di basolato della Via Latina è visibile tra i Comuni di Castrocielo e Aquino, all’interno dell’area archeologica dell’Antica città di “Aquinum”. Il secondo itinerario riguarda le cosiddette città volsche e romane che si svilupparono nelle aree circostanti il percorso della Via Latina, tracciato definitivamente sotto il dominio romano. Proprio grazie a quest’importante asse viario fu possibile per i Romani avere la meglio nei confronti dei Volsci e delle altre popolazioni del Basso Lazio, favorendo la nascita e lo sviluppo delle colonie romane. L’itinerario interessa diverse aree archeologiche, relative alle prime colonie Romane, che passando per Segni, Anagni segue l'andamento naturale della via Latina si arriva nell’ambito dell’Area Integrata “Valle del Liri”; ma interessa anche molti Comuni d’origine volsca, passati sotto il dominio Romano: Arce, Aquino, Castro dei Volsci, Sora e Arpino. Partendo dal Comune di Ceprano troviamo l’area archeologica dell’Antica Città di “Fregellae”, una delle più antiche colonie Romane, mentre, nel Comune di S. Giovanni Incarico, sulle sponde del Lago, troviamo l’area archeologica dell’Antica Città “Fabrateria Nova”, altra antica colonia Romana nata successivamente alla distruzione di Fregellae: entrambi ricadono nell’ambito della “Riserva Naturale del Lago di S. Giovanni e Isoletta”. Anche Pignataro Interamna fu una colonia Romana, anticamente chiamata Interamna Lirenas. Sull’attuale confine tra i Comuni di Castrocielo ed Aquino si trova l’area archeologica dell’Antica Città di “Aquinum”, sorta proprio sul tracciato della Via Latina. Il terzo itinerario è quello delle mura in opera poligonale: gli antichi insediamenti di Aquino, Sora, Castro dei Volsci, Castrocielo, Colle S. Magno e Rocca d'Arce, così come altri centri della Ciociaria, quali Alatri, Ferentino, Atina, Anagni, Segni, hanno come caratteristica peculiare la presenza delle mura megalitiche, anche dette ciclopiche o poligonali, per la forma che presentano gli enormi massi, sovrapposti uno sull’altro senza alcun legante di malta. L'itinerario si snoda attraverso il territorio nel Comune di Aquino, con tratti di cinta muraria di seconda maniera sul Monte Asprano e che possono essere messi in relazione con l'arx della Aquinum volsca. Ad Arpino troviamo la Civitavecchia, con mura in opera poligonale di seconda maniera (V sec. a.C.) e con la sua porta ogivale di tipo sceo, alta 4,20 metri. Sempre ad Arpino è possibile osservare alcuni tratti di mura lungo la Via Caio Mario. A Castro dei Volsci è possibile vedere le due colline di Monte Nero, Monte Nero Castellone e Monte Nero Diruto, su cui si possono ammirare vasti resti di cinta muraria di prima maniera, come anche nel Comune di Rocca d'Arce, dove le mura recingevano l'arx di Fregellae volsca con grandi blocchi di calcare. Infine Sora, che conserva tratti di mura di seconda maniera databili IV sec a.C. Il quarto itinerario riguarda le cittadine medievali e comprende i Comuni di Pofi, Castro dei Volsci, Pastena, Falvaterra, S. Giovanni Incarico. La Via Latina fu anche decisiva nella costruzione dei centri fortificati di fondazione post-romana e medievale, caratterizzati da potenti strutture difensive e più articolati e complessi impianti urbani, costruiti in alcuni casi proprio con la stessa tecnica delle mura poligonali o in taluni altri al posto delle stesse. Il quinto itinerario è quello dei castelli, delle cinte murarie e delle torri, la cui nascita è stata favorita da un’adeguata e strategica posizione orografica: i cosiddetti siti alti consolidarono le strutture della difesa cittadina con cinte murarie, castelli e torrioni. Questo itinerario comprende in particolare i Comuni di Aquino con il castello e la torre medievale, Arce con i resti della Torre medievale di Sant' Eleuterio, Arpino con il Castello di Ladislao e la Torre di Cicerone, Castrocielo con il castello su Monte Asprano, Castro dei Volsci con la Torre dell'Orologio, Cervaro che deve il suo nome proprio al “Castrum Cerbari”, Esperia col castello del duca di Gaeta Guglielmo di Blosseville, Falvaterra e il suo castello del XII secolo, Isola del Liri con il castello Viscogliosi, Pico con il castello Farnese, Pofi il cui castello corrisponde all’attuale Centro Storico, la vecchia Torre Pentagonale oggi completamente modificata e sede del Municipio e la Torre Civica o Torre dell’orologio che è ancora intatta, per passare poi al castello medievale di Rocca d’Arce, quello dei conti d'Aquino a Roccasecca, la cinta muraria con torri e porte medievali di Santopadre, il castello di S. Casto a Sora e infine Terelle e Villa Santa Lucia con il castello del Conte Landolfo d'Aquino e quello di Piumarola. Il sesto itinerario riguarda la Via Pedemontana, un strada di variante “alta” che attraversava la Valle del Liri parallelamente alla Via Latina, passando sotto i Monti Ernici, su una posizione di mezza costa che collegava Rocca d’Arce, Arpino, Roccasecca, Castrocielo, Colle S. Magno. Il settimo itinerario e quello che riguarda i Cippi Storici che segnavano il confine tra Stato Pontificio e Regno di Napoli. La Valle del Liri fu un territorio di confine su cui avvennero le diverse vicende che videro opposti Papato e Regno di Napoli per un tempo infinito, diventando dunque oggetto della brama di entrambi, fino alla conclusione che avvenne con l’Unità d’Italia. Evidenti tracce di questo periodo sono costituite dai cippi di pietra che si snodano lungo le linee di confine tra i due stati, riportanti il simbolo papale: sono tutt’oggi presenti nei Comuni di Arce, Arpino, Castro dei Volsci, Ceprano, Falvaterra, Pastena, S. Giovanni Incarico, Sora, Isola Liri. L’ottavo itinerario è quello relativo ai luoghi che videro svilupparsi il fenomeno del brigantaggio, che si rafforza nel basso Lazio in seguito all'annessione al Regno d'Italia ed ha come protagonisti coloro i quali si batterono per la restaurazione del Regno del Sud. Tale fenomeno vide come scenario di sanguinose battaglie tra i fedeli della monarchia Borbonica e l’esercito italiano soprattutto i monti, dove i briganti erano soliti rifugiarsi, lasciando i centri nati lungo Via Latina. Spiccano personaggi come “Mammone” (Gaetano Coletta 1756-1802), detto “Il Sanguinario”, di Sora; “Frà Diavolo” (Michele Pezza 1771-1806), di Itri e più tardi “Chiavone” (Luigi Alonzi 1823) di Sora, “Moliterno” (Angelo Ricci) di Cassino, uno degli uomini di Mammone, Andreozzi (di Pastena) ed altri, comprese le brigantesse, come Michelina De Cesare (e il suo uomo Francesco Guerra di Mignano), l’esperiano Clino Roselli. Essi operarono in tutto il territorio facendo dei monti la loro dimora. da: Regione Lazio -Cultura Lazio-La via Latina e la Valle del Liri del 26.03.2012 |
Fiume Sacco
e Bacino del Liri-Garigliano |