Iscrizione lapidaria (androne Palazzo Toti, via Lauri-Segni)
DIVO ADRIANO
MAXIMAE MEMORIAE PRINCIPI SENATO POPULOSQUE SIGNINUS QUOD OPERA REIPUBBLICAE PROFUSA LIBERALITATE DATA PECUNIA IUSSER. (Al Divino Adriano, Principe di Somma Memoria, il senato ed il Popolo segnino, perché, concesso il denaro, con profusa liberalità, aveva ordinato le opere della Repubblica) Nella lapide da me controllata attentamente nell’atrio dell’ex casa Lauri (poi Palazzo Toti), si legge “Iusser”.
Sta bene quindi integrarla “iusserat”(=piuccheperfetto=aveva ordinato) e non, come riportato in altri testi: “iusserit” (=futuro anteriore = avrà ordinato e perfetto congiuntivo = abbia ordinato, altrimenti il senso non fila). Secondo il Midletton, “è probabile che tale iscrizione volesse significare e perpetuare la gratitudine degli abitanti di Segni per la remissione di qualche grande debito, e coincide perfettamente con un fatto storico, è cioè che avendo l’imperatore Adriano garantito al popolo romano il condono del debito di una grande somma, il popolo di Segni possa aver innalzata l’iscrizione per gratitudine della quota parte di cui ebbe a beneficiare”. Dal Baromio (1538-1607) –Annales Ecclesiastici,II,87 – sappiamo che la somma presa a prestito dall’erario imperiale e utilizzata per spese pubbliche ammontava a 100.900.000 sesterzi, una somma cospicua pur perequata all’epoca. In merito a quanto precede, e qualunque possa esserne l’interpretazione, si ha conferma che anche Segni trasse beneficio dalla costruzione delle importanti opere che Adriano (76-138 d.C.) fece eseguire in tutto l’impero. Ma non sono d’accordo con la conclusione, poiché se le opere avessero dovuto essere rimborsate dalle singole città ammesse al beneficio, sarebbe venuta a mancare la “profusa liberalitate” (e quindi, come si dice a Segni Mangia che mangi del tuo!), irrefragabilmente confortato dall’espressione “data pecunia”. In caso contrario, cioè di anticipo, diversa sarebbe stata l’espressione latina, ossia “mutua pecunia data”. Pertanto, nulla da eccepire che l’imperatore abbia potuto momentaneamente prelevare dalla cassa dello Stato somme man mano occorrenti, devesi pur ritenere che le abbia poi reintegrate col suo patrimonio personale, assai consistente. Dalla storia sappiamo che allora il tesoro del popolo romano era chiamato “Aerarium Saturni” (perché conservato nel tempio di Saturno presso il Campidoglio), mentre il tesoro speciale dell’imperatore era detto “fiscus” (lat. Cestello di vimini per tener monete), parola che, dal III secolo in poi, fu usata per indicare il vero tesoro dello Stato. Tal lapide fu rinvenuta negli scavi per la nuova cattedrale. Interamente trascritto da: SIGNIS MEMORANDA FASTIS di Alessandro Colaiacomo, opera finita nel 1974 e ritrascritta da manoscritto nel 1989. Pag.113 La famiglia Lauri (il cui palazzo era quello in fondo a sinistra di via Lauri e ad essa intitolata, e poi chiamato Palazzo Toti dal nome dei successori proprietari, tra cui ricordiamo Don Angelo Toti, canonico teologo della cattedrale ed autore di una Biografia di S. Bruno edita dal Canetti nel 1793), per aver ospitato quelle monache fu autorizzata ad aggiungere, in segno di ricordo, due bianche colombe al lauro di cui era fregiato il suo stemma. ALTRE FONTI Da Bruno Navarra, “La storia di Segni II”, in (22 Collana di documenti di Storia Lepina, Edizioni della Segninità) , 1989, pag 314-316 ___________ Pag. 314: Erano le sei e un quarto della sera……..-Venerdi 13 agosto 1557, ore 18, Segni città della Campagna è espugnata dagli imperiali……… ____________ Pag. 316……Dal Bombardamento e dal fuoco rimasero illese poche case, tra queste quella della famiglia Lauri, come afferma l’abate Giustiniani parlando di Ambrogio Lauri, un ragazzo tredicenne, che fu testimone oculare dell’eccidio di Segni. Racconta che per l’interessamento di un soldato napoletano, ufficiale dell’esercito spagnolo, noto alla famiglia Lauri, il loro palazzo, l’attuale palazzo Toti, fu risparmiato. Vi avevano trovato rifugio –le monache d’Anagni trasferite dentro Segni in quel tempo di guerra per maggior sicurezza- . (45) Nota 45: Michele Giustiniani, Vescovi e Governatori di Tivoli, Roma 1665, p.182 ____________ Pag. 331 Il passaggio del Palazzo Lauri alla famiglia Toti può essere fatto risalire verso l’anno 1650, quando …. “Gregorio Lauri, seguendo la sua famiglia, si trasferì definitivamente ad Anagni, lasciando il palazzo segnino. Egli morì nel 1747 --------------------- Pag. 121 4- Angelo Toti, canonico teologo, della cattedrale di segni, Vita di San Bruno Astese, Roma 1783 Bruno Navarra, “Gregorio Lauri storico segnino tra seicento e settecento”, (Estratto da – Lunario Romano 1988- Eruditi e letterati del Lazio, Gruppo Culturale di Roma e del Lazio, F.lli Palombi Editori, pag 102 “Iscrizioni lapidarie….infisse nell’androne spazioso del palazzo sito in via Lauri 27, passato prima dai Lauri ai Toti e poi sparito in singoli appartamenti monofamiliari” Bruno Navarra “Storia di Segni 1797-2066” , pag 85 “Il vescovo Testa con lettera del 7 ottobre 1873, cominicava al sindaco di Segni, Girolamo Cletimeni, che per “non incontrare i rigori della legge”, si vedeva costretto, “con estremo dispiacere”, a riservare le scuole del seminario, per l’anno scolastico 1873-74, ai soli “chierici”. Il giorno seguente si riuniva il consiglio comunale. Di venti consiglieri se ne presentavano undici: il sindaco Cletimeni, Geoffroy Candido (questo cognome è scomparso da Segni), Cremona Filippo, Colabucci Francesco, Centi Bruno, Valenzi Bernardo, Toti Pietro (altro cognome scomparso, è rimasto però al suo palazzo), Falasca Antonio, Tomassi Giuseppe, Falasca Giulio e Caratelli Giuseppe. Nota3: furono assenti i consiglieri; Gentili Vincenzo (Cognimo scomparso da Segni), Falasca Tommaso(qualche anno dopo sarà sindaco), Ciminelli Pasquale, Manni Bruno, Milani Romualdo, Manni Gio.Battista, Allegrini Giuseppe, Giuliani Filippo, Nardi Antonio. Emanuele Lorenzi “Vocabolario del dialetto di Segni”, documenti di Cultura Lepina n.32, 1998, pag. 433- alla voce –Tòti- “Cognome di un’antica famiglia segnina, rimasto nella memoria di tutti i segnini, perché legato ad un palazzo che ancora oggi lo ricordano con il nome di Palazzo o Portò Tòti. In esso furono ospitate alcune classi delle scuole elementari, prima che venisse costruito l’attuale edificio scolastico Tommaso Falasca”. Su Palazzo Toti non si hanno altre notizie. Con questo CURIOSANDO 20 l’Associazione Culturale Itinesegni ha dato inizio alla ricerca sulla famiglia Toti e le modalità con cui è venuta in possesso del Palazzo Lauri. |
UNA FARMACIA A SEGNI
è stata inaugurata nel gennaio del 1835 dal Dottor, Pietro Toti La famiglia Toti qualche anno dopo ne aprì una a Roma e quindi nel 1895 il Dottor Angelo Toti inaugurò una farmacia a Civitavecchia in Via Adriana Dottor Odoardo Toti (Farmacista) CHI PIU’ NE SA’....
(Foto, scritti, riferimenti e altro) inviate a [email protected] le Vostre comunicazioni saranno pubblicate su questa pagina ------------------------------------------------------------------------------------------------ LE LAPIDI MURATE NELL'ANDRONE DI PALAZZO TOTI ex Lauri
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FOTO PALAZZO TOTI ex Lauri (13.02.2018)
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CURIOSANDO 20
Associazione Culturale Itinesegni
E' iniziata la ricerca sulla famiglia Toti a Segni.