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La rÓtta Panici

Ricercando la rÓtta tra i racconti segnini m'imbatto in una persona anziana e mi conferma che la grotta esiste "'ncima a Monte Lupone".    Ma Dove?

Curiosando 9
Le foto della vera Grotta Panici sono gentilmente concesse da ragazzi di segni.                                                                Altitudine  circa 1150 mt.
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Ingresso grotta
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Interno grotta
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                                                                                                                              Il brigante Panici    
Ancor oggi sulle montagne aleggiano strani fantasmi di uomini con cappelli a larghe falde, alti e appuntiti, con fettucce colorate, rivestiti di giacca, gilet, calzoni color turchino, riccioli scendenti fin sugli occhi ed armati di fucile, pugnale e giberna in cui custodire cartucce: i pastori ed i contadini nei loro racconti ne fanno rivivere le gesta in modo che ha del miracoloso per l'esattezza della veridicità storica, anche a distanza di anni.
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Curiosando 9  

La Rótta Panici: leggenda o realtà?  

 Agli albori dell’Unità d’Italia, all’interno dello Stato Pontificio aumentò il fenomeno del brigantaggio, per cui fu necessario intensificarne la repressione.
Uno dei più temerari briganti delle nostre zone  era il Panici. Fu sorpreso con la sua banda dal comandante Segarelli di Montelanico, e mentre uno di loro, Sante Leva di Veroli, rimase ucciso, gli altri riuscirono  a fuggire……Dove?….
Per  porre rimedio al fenomeno del brigantaggio, furono istituite  forze di repressione e nelle province di Frosinone e Velletri fu nominato coordinatore  delle forze il maggiore Leopoldo Lauri. Questi creò un corpo di ausiliari, gli “Squadriglieri”, formato da cittadini provenienti dagli stessi paesi dei briganti e che quindi conoscevano bene le zone dove i malviventi agivano.
Contemporaneamente furono inasprite le leggi e istituiti Tribunali Speciali.
Tutto ciò portò ad un primo risultato importante: l’arresto dell’ex fidanzata Lucia Giorni di San Lorenzo di Campagna, attuale Amaseno,del brigante Cesare Augusto Corsi detto Panici.
Il brigante Panici e la sua banda operavano nel territorio segnino e nei paesi limitrofi.
Frequenti erano i sequestri di persona a scopo estorsivo: nel 1865 catturarono sei uomini componenti lo stesso ceppo famigliare,  residenti in contrada Valvisciolo di Carpineto.

Li condusse in una località tra Colle Mezzo di Montelanico e il Campo di Segni. Per sedici giorni li maltrattò con insulti e percosse, inflisse loro atroci sofferenze finché non ottenne il versamento di tremila scudi.
Tra le varie azioni criminali perpetrate dal Panici che in quel tempo seminava panico tra le popolazioni, la più audace fu quella progettata per sequestrare il vescovo di Segni, Mons. Luigi Ricci che era partito da Roma per tornare alla sede vescovile.
Il tentativo avvenne presso la stazione di Segni, ma i briganti, sbagliarono carrozza e ne seguì un conflitto a fuoco con i gendarmi che presidiavano la zona; i banditi in fuga  si rifugiarono presso la località “Le Piagge”. Nel parapiglia fu ucciso il brigante Vincenzo Orsini mentre fu preso in ostaggio il gendarme Ricciarelli.
I gendarmi inseguirono la banda fino al Monte Grugliano dove furono uccisi due briganti, poi si divisero in due manipoli: uno fuggì verso Sezze, l’altro attraversò il territorio di Roccamassima e si nascose a Cori.
Molte furono le “gesta” e diversi  i rapimenti di persone.
Durante uno di questi atti e precisamente il 30 settembre 1867,  il Panici dettò una lettera indirizzata al Santo Padre, con la quale esponeva un “progetto” di barattare le azioni malavitose con il condono dei reati:
 Beatissimo Padre, Cesare Panici di S. Lorenzo Capo Brigante, non che i suoi subalterni, trovandosi contro loro volontà, ma costretti per molte ragioni a menar vita di brigante nel territorio Pontificio, e non volendo fare tal vita insociale, chiedono perdono a Dio, a S. Santità, e alla società intera. E per abbandonare tal vita, domandano la seguente grazia con li seguenti patti a Sua Beatitudine a SS.mo – 1.a - che tutti i supplicanti siano graziati da qualunque condanna di morte, carceri, o pena che siasi.-2.a - che essendo tutti della provincia di Frosinone vogliamo essere trasferiti in un’altra provincia di questo Stato pontificio, e così menare una vita libera, e sociale. – 3.a - Sottoscrivere il seguente precetto, che giammai riprenderebbero le armi per menare la sud.a vita Brigantesca, e commettere alcuna azione insociale, e così mancando vogliono essere tenuti alle più rigorose leggi. –4.a - Che per bene delle loro anime vogliono fare un mese di vita spirituale in un convento di frati da destinarsi da Sua Beatitudine;  e dotare dieci zitelle nella Venerabile Chiesa della Miracolosissima  Immagine Madonna del Soccorso posta nel territorio della Città di Cori, con la promessa ad ogni zitella la somma di scudi  venti, e ciò per una sola volta.
Se la bontà di Sua Beatitudine può, e vuole aggraziare li sunnominati con le sud.e  condizioni, il Panici giura innanzi a Dio, che appena ricevuta la desiderata grazia, si presenta con tutti i suoi subalterni in una autorità Governativa pontificia. Il sottoscritto baciandole il suo Sacro Piede; ed implorando la Sua Benedizione Apostolica  per se, e i suoi subalterni, passa a segnarsi, Di Sua Santità, Dev.mo E Fedelissimo suddito Cesare Panici di San Lorenzo”
Ma……
Il 20 dicembre del 1868 dopo aver perpetrato tanti crimini, anche per Panici giunse l’ora di pagare il fio
Lo tradì il suo compare  Salvatore Flamini detto Caporuscio, rivelando ai gendarmi il suo rifugio in località Framunti di Montelanico.
Il Panici è rimasto famoso nei racconti popolari per le sue prodezze intrise di crudeltà particolarmente verso i magistrati civili ed ecclesiastici.
Batteva le strade campestri, i tratturi di montagna e si rifugiava in una grotta poco al di sotto della cima di Monte Lupone, rivolta verso Colle Mezzo, ad un'altitudine di circa 1150 mt.s.l.m.
Ancora oggi indicata con il toponimo “La RÓtta Panici”

Bibliografia:
Don Bruno Navarra           “Segni dal 1797 al 2006    pagg  56-58
                                             “Vescovi di Segni”           pagg.77-85
Roberti Luigi                      " Montelanico la sua storia e i suoi castelli      pagg. 113-120
Sconocchia Adriano          “ La banda Panici al tramonto dello stato Pontificio” 2011

Onorati Giancarlo  e  Rossi Giuseppina      Fanti, pastori e briganti. Sezze e il problema del brigantaggio preunitario (1861-1870). Il rapimento Sara.
                                        Con la collaborazione di:
 Alunni dell’I.S.I.S.S. “Pacifici e De Magistris” di Sezze   che hanno partecipato ad alcune fasi della ricerca: Cristina Arduini, Chiara Castaldi, Magda Marconi, Giovanni Mattarelli, Elisa Onorati, Chiara Panico, Silvia Raponi, Marco Rosella, Sisto Andrea Perciballe, Riccardo Rieti, Marco Rosella, Amerigo Tornesi.
Alunni della Scuola Media “Caio Titinio - Pacifici e De Magistris” di Sezze coinvolti in alcune fasi della ricerca: Giorgiana Covaci, Marco Damiani, Sara Marchetti, Simone Orelli,





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Briganti assaltano una diligenza nella Campagna romana sec. XIX
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Famiglia di briganti
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Stampa satirica dell'epoca il cardinale Giacomo Antonelli benedice l'alleanza fra i briganti e le forze antiunitarie, sotto lo sguardo dell'aquila bicipite asburgica, simbolo dell'Austria
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Gendarmi pontifici in perquisizione alla ricerca di briganti
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Briganti catturati nella Provincia di Frosinone
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Viaggiatori assaliti dai briganti - dipinto di Bartolomeo Pinelli , 1817
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