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L’ASSOCIAZIONE CULTURALE ITINESEGNI
nel quadro delle proprie iniziative in collaborazione con il sito web itenesegni .com nelle pagine “L’angolo del cittadino” e “Scrittori e Poeti, pubblica due interessanti lavori di Giuseppe De Filippis, napoletano di nascita (Torre Del Greco) ma Colleferino di adozione e attuale residenza Eccoci a presentare un altro artista della penna e della fantasia. Due racconti scanzonatori che trovano nel sogno e nella chimerica immaginazione una parafrasi della realtà in cui l’autore e ognuno di noi è immerso. Una proiezione della propria esistenza che scaraventa con violenza una vissuta realtà alla quale, si condiziona ogni “movimento”. Così che l’autore, nel racconto “La Mummarella di Ottaviano –Imperatore di Piglio, Serrone e Paliano” dopo aver intrapreso un viaggio sulla Strada del Cesanese del Piglio, in diverse tappe di questa “fantastica”realtà , nella XV^ e conclusiva parte, ……… “Adesso vado a dormire, sono stanco, e poggio anche te sul foglio bianco. Finché resterà fresca la mia mente, saremo sempre pronti a rallegrar la gente”. Ma non possiamo che essere felici nell’apprendere che la Morte qualche volta è NZALLARUTA” cioè distratta, poco attenta. Infatti De Filippis nella 1^ parte del racconto “Pure ‘A Morte è Nzallaruta”si prende gioco della morte, che dopo avergli annunciato “Sono le otto di questo secondo venerdì di marzo, e sono venuta a prendervi in mattinata, così non m’arruvino sta jurnata”………”Ma vulite proprio a me, siete sicura?”…..”Pasqualì, sono certa nun mi sbaglio”……..”Sorella Morte, scusate se mi permetto ve lo dico veramente con cuore aperto, il giorno giusto non è questo dì perché, oggi è sabato e nun è viennarì. Poi, se vulimme essere ancora chiù riale,ve dico pure che io nun so’ Pasquale…….ma Peppino. ‘A Morte, senza proferir parola………salita sul carro…: Mo’ chi s’ho fire e séntere a chillato? (San Pietro). Trad.(E adesso chi ce la fa a sentire quell’altro? San Pietro) Continua il viaggio fantastico in compagnia della Morte e tra i “fatti”, “sciulate”, “è pummarole” e “scalinate” il racconto prende forma in un gioco tra le parti, in una reazione emotiva che mette a confronto il sogno con la realtà offrendo a quest’ultima la speranza di una più mite sofferenza. Il risveglio diventa così un appassionato dialogo con l’amatissima consorte….”te l’ho sempre detto che la sera non devi mangiare troppo, così non cambi i sogni con la realtà”. Due opere che non è azzardato definire: scanzonate, disinvolte, scherzose, concrete, pungenti oppure il netto contrario: austere, utopistiche o rispettose o ancora benevole e bonarie. Due racconti che potrebbero far parte di un buon cartellone di opere teatrali…Chissà? Ulteriori informazioni su www.itinesegni.com |