Già al fiorire della Repubblica Romana, Segni ricoprì una tale importanza da giustificare successivamente il nome di India Bella.
In questo periodo fu chiamata Oppidum per le ricchezze dei suoi cittadini e per le fortificazioni inespugnabili di cui era dotata. Ciò si è dedotto dalle continue somministrazioni di denaro fatte dai Segnini a favore della Repubblica Romana e dagli scritti di:
Nel XVI° sec. Segni, giudicata imprendibile per la sua posizione naturale e le mura che allora la chiudevano tutta, divenne luogo di rifugio per la gente più abbiente che riusciva a sfuggire agli invasori dei vicini centri abitati. Era ritenuta il luogo dove si pensava di mettere al sicuro oggetti di valore, o di tenere in serbo pezzi di artiglieria e altre macchine da guerra. Contava allora più di tremila abitanti ma li vide in pochi giorni più che raddoppiati. Nel settembre del 1556 la gente proveniente da Anagni, Acuto, Alatri, Veroli, Ferentino, Montelanico, si rifugiava a Segni, portando con sé le cose più care e più preziose. Il fatto non sfuggì a Marcantonio Colonna (nominato comandante della cavalleria spagnola e capitano generale dell'esercito) e al Barone Kaspar von Felz, i quali, per calcolo strategico e per cupidigia del bottino, bramavano espugnare Segni, promettendola in premio alla truppa, come meta desiderata, che ai veterani spagnoli ricordava i ricchi bottini delle Indie. Fu allora che Segni fu salutata dagli Spagnoli come India Bella, nome ancora oggi conservato nella tradizione popolare. Intanto i profughi rifugiatisi a Segni andavano diffondendo panico e sconforto. Il vescovo Ambrogio Monticoli con il clero promosse preghiere. Si rinnovarono scene di pietà davanti al busto argenteo di S. Bruno, ricco di gemme preziose. La resa senza combattere di tanti paesi della Campagna e la tragica sorte toccata ad Anagni avranno consigliato ai segnini la consegna della loro città agli Spagnoli. Infatti la seconda quindicina di settembre, Giovan Battista Conti andò ad Anagni e offrì al duca d'Alba le chiavi della città di Segni e quelle del castello di Valmontone. Non sappiamo quali siano state le condizioni della resa, certamente però dovettero essere vantaggiose per i Segnini. Il Nores (1) osserva che il Conti si decise ad offrire al duca d'Alba Valmontone e Segni "con vantaggio" e "con giuste condizioni", piuttosto "che aspettare che gli fossero levati con biasimo e danno. Tratto da: Don Bruno Navarra, La Storia di Segni II pagg.301-302, "22 - Collana di documenti di Storia Lepina -Edizioni della Segninità, 1998 (1)- Pietro Nores - Storia Della Guerra Di Paolo IV V1: Sommo Pontefice Contro Gli Spagnuoli, in Archivio Storico Italiano, tomo XII, pag. 134 Per approfondire il periodo storico si consigliano i testi:
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