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FILIPPO (Pippo) FAGIOLO  detto Peperone

Da-       'J SO' REVENUTO

Parto.......ma non te scòrdo,
spisso te remmentùo,
comme me tte recòrdo....
'na lacrima me stuo!


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Immagine
'J Sò' Revenuto

di 
Filippo Fagiolo (Pippo)
detto Peperone

Edito
Associazione Porta Saracena -Segni
Segni, 1988

In copertina:       Illustrazione di A. Bedini


Segni, la storia, e la sua realtà ambientale e sociale, la riscoperta del dialetto sono stati gli obiettivi e gli stimoli del divagare poetico degli artisti segni ed in particolare di Filippo Fagiolo.
La poesia di Filippo Fagiolo è la voce più autenticamente genuina della segninità, della nostra minuta storia dell'ultima parte del secolo scorso.
Questo poeta, che pochissimi conoscevano o ricordavano, per aver lo stesso lasciato la città da moltissimi anni, anche se i suoi legami affettivi erano rimasti saldamente ancorati alle radici.
Era rimasto nell'ombra, per colpa di nessuno, se non per  la sua eccessiva modestia, un poeta che, scoperto casualmente, si rivelava subito straordinario cantore e appassionato cultore della segninità.
L'Associazione culturale "Porta Saracena", ha il merito di averlo scoperto attraverso il compianto dott. Filippo Fiore, amico fraterno del poeta

La poesia di Pippo Fagiolo è rappresentazione viva, immediata della realtà paesana in ogni suo risvolto.
Un esempio di questa sintesi è rappresentato dal "Trittico" dedicato al 18 Luglio Festa di San Bruno:


1.  LA DI' DE SAN BRUNO         la mmatina
In questo giorno di festa arrivano parenti e amici, "gli scrocconi"
"Sette scroccuni i mmanco sò' pparénti!
Senza 'mmitògli! Che ffacciaccia tòsta!
Còrbi, lampanti fùrmini, saétte.
Se ggi n'accòlle, mica tanti, uno,
pò sta' sicuro che dde tutti ssette
niciùno arìva a revedé' San Bruno.

E sembra che quelle maledizioni abbiano colto nel segno.
2. LA DI' DE SAN BRUNO            A pranzo
 Il pranzo conclude la prima parte della giornata
Quant'òva rotte pe ffà tanta sagna
Quanto lavoro pe glio stignaréglio!..
.. Gnént'appallòcco, òj, nné fallone,
nné resti de pulénta i ppane tosto;
ma tagiolini agli'òvo, timballone
lo vino vécchio assùtto i ccarne aròsto.

E' festa grande! Grandi anche gli strappi alla quotidianità dei desinari magri e poveri. Tanti maccheroni, tante uova rotte e tanto lavoro con il mattarello.
2. LA DI' DE SAN BRUNO    Dòppo pranzo i sséra
Il pomeriggio della festa è riservato al divertimento
La <curicòrza> l'ha vinta Timòne............
-Che bbanda, chésta nostra! Che concerti!.........
- La tòmmola l'ha fatta j'Appallòcco..........
I fòchi, a ggara Còccia co Perùzzi.....
All'urdimo guardénno 'n cima 'n cielo,
'na nuvola rezzécca ròscia i nnera,
v'a 'ffumicà' la luna come 'n velo
che ggi ss'agguàtta i dicci <Bòna sera!>.

che essendo molto raro era  atteso da tutti con tanto interesse.
                                  Breve Biografia
  
Filippo (Pippo) Fagiolo, detto Peperone (Segni, 12 marzo 1886 – Roma 7 maggio 1966).

Particolarmente versato sia negli studi classici effettuati nei seminari di Segni e Anagni, che scientifici, compiuti a Velletri.
E' stato impiegato presso le Ferrovie dello Stato.
Sposato a Velletri con Eugenia Tirillò, ha avuto due figlie, Lydia e Virginia.
Poeta dialettale, autore di una raccolta di poesie ’J so’ revenuto, a cura di Emanuele Lorenzi, Ed. Associazione Porta Saracena, Segni, 1988. 
Descrisse il paesaggio e i personaggi locali con grande maestria.
 La sua poesia è la rappresentazione viva e reale della commedia umana vissuta dalle vecchie generazioni segnine ritratta con spirito arguto e coraggio.

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