Presenza dei Papi a Segni
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Biografia e storia
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Non sappiamo se San Vitaliano Papa soggiornò a Segni dopo l'elezione al soglio pontificio. Purtroppo la maggior parte degli atti e degli scritti di S. Vitaliano ( come pure di molti altri Pontefici che lo precedettero e lo seguirono) è andata perduta "per malignità dei tempi", come afferma il Baronio.
Detto ciò non può essere escluso, proprio perché segnino di nascita, che Egli possa esser tornato a Segni in una qualche occasione. Su quella che, storicamente, si ritiene che sia la casa natale di S. Vitaliano è stata apposta una targa: "DA QUESTA UMILE DIMORA VITALIANO PAPA ASCESE ALLA SUPREMA GLORIA DEL PONTIFICATO E DELLA SANTITA'" Tratto da: -"Signis Memoranda Fastis" di Alessandro Colaiacomo, 1974 -"Storia di Segni" di Don Cesare Jonta, 1927 |
San Vitaliano Papa dal 30.07.657 al 27.01.672
(Segni, ... – Roma, 27 gennaio 672) Fu il 76º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 30 luglio 657 alla sua morte. Nella conntroversia monotelita che imperversava all'epoca, Vitaliano agì con riserva, trattenendosi dall'esprimere la condanna per il Typos di Costante II. L'episodio principale del suo pontificato privo di eventi fu la visita di Costante II a Roma; il Papa lo ricevette "con onori quasi religiosi", una deferenza che venne ripagata prelevando tutti gli ornamenti di ottone della città (perfino le tegole in bronzo dorato della cupola del Pantheon) e inviandoli a Costantinopoli. L'arcivescovo Teodoro di Tarso venne inviato a Canterbury da Vitaliano. Vitaliano si interessò infatti molto alla chiesa inglese, riuscendo a convincere il re di Nurthumbria Oswy a far adottare usi romani in luogo di quelli celti, in particolare la data di celebrazione della Pasqua (conferenza di Whitby del 664). Promosse in Roma lo sviluppo della Schola cantorum fondata da Gregorio I. Dopo la morte violenta di Costante II in Sicilia, per mano ribelle, aiutò il figlio a salire al trono di Bisanzio, per il quale brigavano i ribelli in favore dell'armeno Mezezio. Il legittimo successore di Costante la spuntò e divenne imperatore con il nome di Costantino IV, che rinunciò all'imposizione del Typos, consentendo così a Vitaliano di opporvisi con più efficacia. Secondo il Platina* introdusse l'uso dell'organo nella liturgia romana. *Liber de vita Christi ac omnium pontificum - una raccolta delle biografie dei pontefici vissuti sino ad allora |
Si legge che Pasquale II nel 1109 venne a Segni per la canonizzazione di S. Pietro Vescovo di Anagni.
Come riferisce il Lauri parlando delle canonizzazioni compiute a Segni dai Pontefici, dice che la prima fu quella di S. Pietro Vescovo di Anagni, avvenuta il 4 giugno 1109. Si suppone che il Papa sia venuto a Segni anche in altre occasioni e vi si sia trattenuto per più di qualche giorno, considerando il difficile momento del papato. Tratto da: -"Signis Memoranda Fastis" di Alessandro Colaiacomo, 1974 -"Storia di Segni" di Don Cesare Jonta, 1927 |
Pasquale II 14 agosto 1099 21 gennaio 1118
Figlio del castellano locale, nacque a Bleda, frazione di Santa Sofia, nell'Appennino forlivese. A lungo, dopo la sua morte, i luoghi della sua nascita furono meta di pellegrinaggio. Lo storico medievale Guglielmo di Malmesbury(XII secolo) lo definisce "uomo che non mancava di nessuna qualità"[1]. Dopo essere divenuto monaco cluniacense, venne nominato prete cardinale di San Clemente da papa Gregorio VII attorno al 1076 Elezione e rapporto con i Normanni Fu consacrato papa, in successione ad Urbano II, il 19 agosto 1099. La sua elezione fu per buona parte dovuta all'appoggio economico e militare dei Normanni, che stroncarono il tentativo da parte della nobiltà romana di eleggere un antipapa nella persona di Alberto cardinale di Santa Rufina, dopo la deposizione dell'Antipapa Teodorico. Il nuovo Papa era anche inviso al popolo romano perché protagonista, anni prima, di un grave episodio di pedofilia (era stato sorpreso a violentare un bambino) a seguito del quale Urbano II lo aveva allontanato per qualche tempo da Roma, inviandolo come legato pontificio in Spagna. Pasquale II convocò il Concilio di Melfi IV per discutere delle emergenze religiose e per verificare i rapporti fra il Papato ed i Normanni. Riunì i Vescovi del Mezzogiorno, con cardinali, abati, religiosi e tutti i Conti Normanni. La data sarebbe in agosto 1101, quando il Papa ritornò dalla visita a Mileto e andò a Canosa per riunire i Vescovi di Canosa e Canne Il Papa lanciò la scomunica alla città di Benevento (schierata contro la Chiesa), concesse al Vescovo di Melfi il privilegio di dipendere direttamente da Roma e chiuse la vertenza tra l’abbazia di Montecassino e Gemma, figlia di Pietro, conte di Caiazzo, badessa di Cingla. Il Papa anche a Melfi tentò di ricomporre il conflitto con l'Impero Bizantino, e mostrò un atteggiamento nei confronti della dispensatio e nel modo di intendere il rapporto fra lo stesso Papa ed il concilio. Nella lunga lotta contro gli imperatori sulla lotta per le investiture, portò avanti con zelo la politica Ildebrandina, ma solo con parziale successo. Nel 1104 Pasquale riuscì ad istigare il secondogenito dell'imperatore che si ribellò contro il padre, ma ben presto scopri che Enrico IV era ancor più insistente nel mantenere il diritto di investitura, di quanto non lo fosse stato Enrico IV. La Dieta imperiale di Magonza invitò (gennaio 1106) Pasquale a visitare la Germania e appianare il problema, ma il Papa nel Concilio di Guastalla (ottobre 1106) rinnovò semplicemente la proibizione all'investitura. Nello stesso anno portò a termine la lotta per le investiture in Inghilterra, nella quale Anselmo, arcivescovo di Canterbury, si era impegnato contro Re Enrico I d'Inghilterra, mantenendo per sé il diritto esclusivo di investire con l'anello e il bastone vescovile, ma riconoscendo la nomina reale per i benefici vacanti e i giuramenti di fedeltà dei domini temporali. Frattanto, il 18 novembre 1105, l'aristocrazia romana, approfittando di un'assenza di Pasquale dalla città, elesse ed intronizzò l'arciprete Maginulfo col nome di Silvestro IV, dopo aver deposto Pasquale con l'accusa di simonia ed eresia. Questi aristocratici, forse sostenitori di Clemente III, Teodorico e Alberto, erano sostenitori dell'imperatore il quale però non ebbe nessun ruolo in questa elezione né, in un primo tempo, volle favorire Maginulfo, anche se in seguito lo userà come minaccia per piegare Pasquale. Pasquale si recò in Francia alla fine del 1106 per cercare la mediazione di Filippo I di Francia e del Principe Luigi nella lotta imperiale, ma i suoi negoziati non diedero risultati e fece ritorno in Italia nel settembre del 1107. Quando Enrico V avanzò con un'armata in Italia allo scopo di essere incoronato, il Papa acconsentì ad un accordo passato alla storia come Iuramentum Sutrinum (febbraio 1111), in base ai termini del quale la Chiesa doveva cedere tutti i possedimenti e i diritti che aveva ricevuto dall'impero e del regno d'Italia sin dai tempi di Carlo Magno, mentre Enrico da parte sua avrebbe rinunciato all'investitura laica. I preparativi per l'incoronazione vennero fatti per il 12 febbraio 1111, ma i romani sorsero in rivolta contro l'accordo, ed Enrico si ritirò portando con sé il Papa e la curia. Dopo sessantuno giorni di dura prigionia nel castello di Tribuco a Ponte Sfondato di Montopoli di Sabina, Pasquale si arrese e garantì l'investitura all'imperatore. Enrico venne quindi incoronato in San Pietro il 13 aprile, e dopo aver preteso la promessa che nessuna vendetta sarebbe stata tentata per quello che era accaduto, si ritirò al di la delle Alpi. Il partito ildebrandino venne comunque incitato ad agire; un concilio in Laterano del marzo 1112 dichiarò nulle le concessioni estorte con la violenza; un concilio tenuto a Vienna in ottobre scomunicò l'imperatore e Pasquale ne sancì le decisioni. Il 15 febbraio 1113, con la Bolla Pie postulatio voluntatis, Pasquale II riconobbe l'ordine dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni in Gerusalemme (noto oggi come Sovrano Militare Ordine di Malta), il più antico degli ordini religiosi cavallereschi, fondato nella Città Santa dal Beato Gerardo nel 1048. Al papa si deve l'edificazione, sul luogo dove sorgeva la tomba di Nerone, di una cappella, nucleo originario della basilica di Santa Maria del Popolo, in Piazza del Popolo a Roma. A Pasquale II si attribuisce la nomina del primo vescovo in terra d'America, circa quattro secoli prima di Cristoforo Colombo: si tratta di Enrico, o Henricus, vescovo di Groenlandia e Terranova. Verso la fine del pontificato ricominciarono i problemi in Inghilterra, Pasquale si lamentò (1115) che i concili venivano tenuti e i vescovi venivano traslati, senza la sua autorizzazione, e minacciò Enrico I con la scomunica. Alla morte della contessa Matilde, che aveva lasciato tutti i suoi territori alla Chiesa (1115), l'imperatore improvvisamente li pretese come feudi imperiali e costrinse il Papa a fuggire da Roma. Pasquale ritornò dopo il ritiro dell'imperatore all'inizio del 1118, ma morì nel giro di pochi giorni il 21 gennaio di quell'anno. È sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano. |
Nella primavera del 1125 Onorio II con un forte esercito sottomise alcune città ribelli del Lazio e nel 1128 concentrò tutte le sue truppe contro Segni che fu ben presto soggiogata e risottomessa.
Non si esclude la diretta partecipazione del papa alla conquista della città. Tratto da: -"Signis Memoranda Fastis" di Alessandro Colaiacomo, 1974 -"Storia di Segni" di Don Cesare Jonta, 1927 |
Onorio II 24 luglio 1216 ---18 marzo 122
Onorio II, nato Lamberto Scannabecchi (Fiagnano, 9 febbraio 1060 – Roma,13 febbraio 1130), fu il 163º papa della Chiesa cattolica dal 1124 alla morte. Formazione e carriera ecclesiastica Nacque nel podere Castagnola, nel territorio del castello di Fiagnano[1], nell’imolese. Fiagnano era situato tra le valli solcate dai torrenti Sellustra e Sillaro, ai confini occidentali della Romagna. Di umili e incerte origini, Lamberto venne però definito uomo dotato di grandi doti e capacità. L’abate di Montecassino affermò: “di ignorarne di chi fosse figlio, ma di saper solo che era pieno di dottrina da capo a piedi”. Cosicché Lamberto, dopo aver intrapreso i primi studi a Imola, si trasferì a Pisa a perfezionare le proprie conoscenze nel campo della dottrina ecclesiastica. Tornato a Imola, si distinse ben presto per le sue capacità, tanto da essere inviato come rappresentante diocesano alla corte papale di Gelasio II. Conquistò la fiducia del Papa, che lo nominò vescovo di Ostia e lo creò cardinale. Il suo successore Callisto II lo nominò legato pontificio. In questa attività Lamberto fu uno degli artefici del Concordato di Worms (1122). L'elezione al Soglio Alla morte di Callisto II, le potenti famiglie dei Frangipane e dei Pierleoni pretesero ciascuna che venisse eletto il proprio candidato. Lamberto, sostenuto dai Frangipane, fu contrapposto a Teobaldo Boccapecora, appoggiato dai Pierleoni. La spuntò quest’ultimo, ma i Frangipane non accettarono la decisione, entrarono con la forza in Laterano e lo malmenarono. Tebaldo fu costretto a dimettersi. Morì per le ferite pochi giorni dopo. I cardinali, preso atto della rinuncia, conferirono il Soglio pontificio a Lamberto: era il 15 dicembre 1124. Rimase famoso il suo commento, degno della migliore onestà intellettuale, secondo cui gli sarebbe stata più cara la mitria legittima di vescovo di Ostia a quella illegittima di papa. La consacrazione avvenne il 21 dicembre di quell'anno. Lamberto scelse come nome pontificale Onorio. Il nome di Onorio II era stato assunto nel secolo precedente (1061-64) da Pietro Cadalo, che non venne mai riconosciuto come papa legittimo. Relazioni con le monarchie I cinque anni ed alcuni mesi del suo pontificato trascorsero senza scosse nell’Urbe, dove i Frangipane controllarono tutto, pertanto Onorio rivolse tutti i suoi interessi alle questioni diplomatiche. Il primo problema che dovette affrontare il nuovo Papa fu l'incoronazione ad imperatore dell'anti-re Corrado di Svevia celebrata senza il suo assenso dall'arcivescovo di Milano, Anselmo nel luglio 1128. Per Anselmo arrivò la scomunica, in un concilio appositamente indetto a Pavia e presieduto dal legato pontificio, cardinale Giovanni; per tale motivo perse completamente valore anche l'incoronazione di Corrado. Onorio II mantenne la sua fedeltà appoggiando invece il duca di Sassonia, che nel 1125 era stato eletto imperatore con il nome di Lotario III. Un altro successo che il Papa riuscì a conseguire fu quello di mediare con i turchi per ottenere la liberazione di Baldovino II, re di Gerusalemme. La via diplomatica invece non riuscì con Ruggero d’Altavilla, duca di Sicilia, che nel 1128 sconfisse l'esercito pontificio e occupò militarmente il ducato di Puglia, già degli Altavilla, ma ora appartenente alla Chiesa. Il Papa dovette riconoscergli il diritto di eredità sul feudo e così Ruggero II divenne duca di Puglia, Calabria e Sicilia. Governo della Chiesa Durante il suo pontificato i Canonici Regolari Premostratensi e i Cavalieri Templari ricevettero la sanzione papale. Onorio II emanò una bolla in favore del vescovo d’Imola, sua terra natale, con la quale conferiva alla Chiesa imolese un vasto territorio, che comprendeva una ventina di castelli, diciotto pievi, molti monasteri e decine di grandi entità fondiarie. |
Eugenio II salì al soglio pontificio in momenti tanti agitati e tristi per la chiesa che tre giorni dopo l'elezione fu costretto a fuggire in varie città d'Italia e di Francia.
Finché nel 1150, sempre seguito dalla sua corte risiedette a Segni, fino alla fine di ottobre 1152, dopo una breve parentesi a Ferentino. Trovando la nostra popolazione assai devota alla santa Sede ed incantato dalle bellezze naturali che offre il Monte Lepino, considerando la posizione come estremamente sicura per natura e per arte, pensò di edificare un palazzo che più tardi doveva diventare la dimora estiva dei Pontefici e il loro sicuro rifugio nei giorni tristi di ribellione e di persecuzione. Tale palazzo fino al 1702 era ancora palazzo Apostolico successivamente fu adibito ora seminario Vescovile da il Vescovo Filippo Michele Ellis, il quale richiese il permesso alla Santa Sede. Tutto ciò è citato in una iscrizione nella sala del Seminario. Tratto da: -"Signis Memoranda Fastis" di Alessandro Colaiacomo, 1974 -"Storia di Segni" di Don Cesare Jonta, 1927 |
Eugenio III
Beato Eugenio III, nato Pietro Bernardo dei Paganelli (Montemagno; † Tivoli, 8 luglio 1153), è stato il 167° vescovo di Roma e papa italiano in carica dal 1145 alla morte. Biografia Bernardo dei Paganelli nacque in data sconosciuta, dalla famiglia nobile dei Paganelli di Montemagno (castello antichissimo a sette miglia circa da Pisa, oggi una frazione di Calci). Fu eletto Papa mentre era abate del monastero di SS. Anastasio e Vincenzo, presso le Tre Fontane appena fuori Roma. Uomo molto pio e cresciuto nella solitaria e austera vita cistercense. Era amico e discepolo di Bernardo di Chiaravalle abate cistercense di Clairvaux, il più illuminato ecclesiastico della Chiesa occidentale di quel tempo. La scelta dei cardinali comunque, non ebbe l'approvazione di Bernardo, che fece le sue rimostranze contro l'elezione, sulla base dell'«innocenza e semplicità» di Eugenio, ritenute non adatte nella gravissima circostanza dell'insurrezione dei cittadini romani contro il papato e l'instaurazione di una repubblica antipapalina. In piena rivoluzione comunale, alla tragica morte di Papa Lucio II, il conclave si era riunito nello stesso giorno, nella chiesa di San Cesario al Palatino. Appena eletto i senatori romani gli chiesero esplicitamente di riconoscere l'autorità del Comune e di rinunciare ai suoi poteri temporali. Eugenio si rifiutò ed i rivoltosi bloccarono l'accesso alla basilica di S. Pietro nel tentativo di bloccare la consacrazione del nuovo papa. Egli allora lasciò Roma, e si portò nel monastero di Farfa, a circa 40 km dalla città eterna, dove venne consacrato il 18 febbraio. Quindi scelse Viterbo come sede residenziale. Roma in mano ai facinorosi vide devastate le abitazioni di prelati e cardinali, ed assaltati i pellegrini. Arnaldo da Brescia, grande oppositore del potere temporale dei Papi, fece istituire la vecchia costituzione romana ed abolire la carica di prefetto pontificio, sostituito dalla carica elettiva del "Patrizio" di Roma nella persona di Giovanni Pierleoni parente dell'antipapa Anacleto II. Il papa non tardò a scomunicare il Pierleoni. Nello stesso tempo chiedeva aiuto a Tivoli e alle altre città intorno Roma. Forse spaventati da un'imminente interdizione su tutta la cittadinanza e forse perché l'isolamento intorno a Roma cominciava a creare problemi, i repubblicani chiesero un accordo al Papa. Nel dicembre 1145 si giunse ad un accordo verbale nel quale i repubblicani si impegnavano a sospendere la carica di "Patrizio" e a riconoscere l'autorità pontificia, mentre il Papa si impegnava a riconoscere il Comune ed il Senato sotto il suo vassallaggio. A Natale di quell'anno il papa era tornato a Roma. Arnaldo da Brescia durante il soggiorno del papa a Viterbo, vi si era recato mostrandosi pentito ed ossequioso, e successivamente poco dopo l'ingresso del Papa a Roma, anch'egli fece il suo ingresso a Roma in modo penitenziale. Ma in poco tempo i suoi sermoni e le sue invettive contro i possedimenti materiali degli ecclesiastici aizzarono i cittadini incolti ed i repubblicani contro la Chiesa e il Papa, e fecero schierare anche alcuni esponenti del basso clero con i repubblicani. Il malcontento cresceva sempre più ed Eugenio III decise di lasciare Roma nel marzo 1146, non avendo, tra l'altro, voluto accettare un patto traditore contro Tivoli, città che lo aveva subito appoggiato. Restò per qualche tempo a Viterbo, e quindi si portò a Siena, ma alla fine andò in Francia. Poco tempo prima a Viterbo il 1º dicembre 1145 Eugenio III, avendo avuto la notizia della cattura di Edessa da parte dei Turchi, aveva indetto la seconda crociata scrivendo direttamente al re di Francia Luigi VII ed esortandolo a partecipare. In una grandedieta tenuta a Speyer nel 1146 l'imperatore Corrado III, e molti dei suoi nobili, furono incitati dall'eloquenza di Bernardo ad impegnarsi nella Crociata. Eugenio tenne dei sinodi nell'Europa settentrionale: a Parigi, Reims, e Treviri, nel 1147 e nel 1149, che furono dedicati alla riforma della vita clericale. Egli tenne in considerazione e approvò il lavoro di Ildegarda di Bingen. Partiti gli eserciti per la crociata, Eugenio III si decise a visitare numerosi monasteri. Il 16 giugno 1148 era a Vercelli. Da qui si portò a Viterbo. Poi chiese aiuto al re normanno Ruggero II di Sicilia e riuscì grazie al suo aiuto a rientrare a Roma. Da qui il 28 ottobre1149 scrisse un lettera all'Imperatore Corrado III, appena rientrato dalla deludente crociata, affinché scendesse in Italia per aiutarlo contro i repubblicani. Poco tempo dopo Eugenio III dovette lasciare di nuovo Roma per Viterbo. Anche i repubblicani romani chiesero aiuto all'Imperatore, contro il papa ed i normanni che lo aiutavano. Corrado III rispose ad entrambi i contendenti in modo cortese e disponibile ma non si mosse. Corrado morì il 15 febbraio 1152; e ad Aquisgrana fu eletto Imperatore Federico I Barbarossa, ed incoronato il 9 marzo 1152. Nello stesso anno a Roma i repubblicani approvavano una nuova costituzione nella quale il potere veniva ripartito fra due consoli, mentre il senato veniva ampliato a cento senatori. A questo punto alcune famiglie nobili più vicine al Papa riuscirono a convincere molti cittadini che l'uomo giusto per riportare la pace in città era comunque proprio il Papa. Fu così che nel dicembre del 1152 Eugenio III poté rientrare a Roma. Tutta Roma omaggiò l'ingresso del pontefice, mentre i repubblicani si dividevano tra moderati ed intransigenti; i primi pensavano a dare la signoria di Roma all'Imperatore Federico I, gli altri erano invece contrari. Nel marzo 1153 i legati pontifici furono in grado di stipulare un trattato con l'Imperatore a Costanza (il Patto di Costanza avvenuto trent'anni prima del Trattato di Costanza) nel quale si stabiliva di riportare il Papa alla guida di Roma, di cacciare dall'Italia definitivamente i bizantini, di non stipulare la pace né con i repubblicani romani né con i normanni nel sud Italia. Gli ultimi mesi furono trascorsi da Eugenio III in attesa della discesa dell'Imperatore in Italia, ma la morte lo colse a Tivoli l'8 luglio1153. Anche se i cittadini di Roma si erano dimostrati contrari agli sforzi di Eugenio III nell'affermare la sua autorità temporale, essi furono sempre pronti a riconoscerlo come loro guida spirituale, e riverivano profondamente il suo carattere personale, mite e sostanzialmente pio. Di conseguenza gli tributarono solenni onoranze funebri e il suo corpo venne sepolto in Vaticano. La sua tomba ben presto acquisì una fama notevole, si narra, anche per delle prodigiose guarigioni ottenute per sua diretta intercessione. Un mese dopo la sua morte il 20 agosto, moriva anche il suo amico e maestro Bernardo di Chiaravalle, anch'egli in fama di santità. Il culto tributatogli come beato ab immemorabilis venne approvato da papa Pio IX il 3 ottobre 1872. http://it.cathopedia.org/wiki/Papa_Eugenio_III |
Alla morte di Adriano IV avvenuta in Anagni il 1 settembre 1159, i Cardinali si divisero in due partiti, uno aderente alla chiesa, l'altro all'impero.
I primi, in numero maggiore, elessero Alessandro III, i secondi elessero, l'antipapa Vittore IV, che occupò Segni. Alessandro dopo varie peripezie e sempre perseguitato dal'Imperatore e dall'antipapa, si portò ad Anagni e di là a Segni. "....recedens vero Anagnia Alexander Paoa Signam miliaribus distantem civitatem venit" Baronio, Ann. ad ann.1170. Quì il 16 ottobre scrisse una lettera minacciando di interdire il Re d'Inghilterra se non avesse lasciato di perseguitare S. Tommaso vescovo di Cantorbery; " Anxientate cordis amaritudine premimur......Datum Signiae 3 iudus octobris". Siamo al 1173, quando Alessandro III, cacciato da Roma dall'antipapa, viene per la seconda volta a Segni. E qui in data 2 febbraio 1173 celebrò la cerimonia della canonizzazione di Tommaso di Becket (assassinato il 29 dicembre 1170). Tornò una terza volta a Segni, come risulta da un documento latin, in possesso di Alessandro Colaiacomo, riguardante la conferma fatta dal pontefice per alcune possessi all chiesa di S. Giovanni in Laterano;"Datum Signiae IV idus Augusti. Indictione XII. Incarnationis dominicae M.C.L.XXIX. Pontificatus vero dom.ni Alessandris papae l'III anno XX.(10 agosto 1179) Nel mese di ottobre 1179 il papa stipulò un atto di permuta con il conte Raimone di Tuscolo, acquisendo il Castello di Lariano e cedendo quelli di Norma e Vico. Tratto da: -"Signis Memoranda Fastis" di Alessandro Colaiacomo, 1974 -"Storia di Segni" di Don Cesare Jonta, 1927 |
Alessandro III
Alessandro III, al secolo Rolando Bandinelli, nato Rolando Bandinelli (Siena, 1100 ca.; † Civita Castellana, 30 agosto 1181), è stato il 170° vescovo di Roma e papa italiano dal 1159 alla morte. Fu in suo onore che, nel 1168, la città piemontese assunse l'attuale nome di Alessandria, edificata tra la Bormida ed il Tanaro, fondata in funzione anti-imperiale, per tenere a freno il marchese di Monferrato e Pavia, alleati del Barbarossa. Biografia Nato a Siena, si fece notare inizialmente come insegnante di diritto canonicoall'Università di Bologna, dove compilò la Stroma o la Summa Magistri Rolandi, uno dei primi commentari del Decretum Gratiani. Fu grande canonista e giurista. Nell'ottobre 1150 papa Eugenio III lo nominò cardinale diacono di Santi Cosma e Damiano; in seguito divenne cardinale prete di San Marco. Probabilmente in quel periodo compilò le sue Sententiae, basate sull'Introductio ad theologiam di Pietro Abelardo. Nel 1153 divenne cancelliere pontificio; in questa veste nel 1157 fu inviato a Besançon per chiedere a Federico Barbarossa di rimettere in libertà il vescovo Esquilo di Luni, il quale, tornando da Roma, era stato derubato ed imprigionato da cavalieri imperiali. Il Bandinelli portava una lettera del papa per l'imperatore, in cui Adriano IV ricordava tutti i favori concessi all'imperatore. In questa circostanza il Bandinelli, per confermare la superiorità papale sull'imperatore, pronunciò la frase: «Da chi dunque il principe tiene l'impero? Da chi se non dal Papa? »Il pontificatoIl 7 settembre 1159 venne scelto come successore di papa Adriano IV, ma una minoranza dei cardinali elesse il cardinale Ottaviano Crescenzio, che assunse il nome diVittore IV. Cacciato dalla città di Roma che desiderava essere un comune libero, Alessandro III fuggì al confine con i possedimenti normanni ed infatti la sua incoronazione avvenne a Ninfa nel basso Lazio. Vittore IV antipapa, e i suoi successori Pasquale III (1164-1168) e Callisto III (1168-1178), godevano dell'appoggio imperiale; dopo la sconfitta nella battaglia di Legnano, Barbarossa (con la Pace di Venezia del1177) riconobbe Alessandro come papa, il quale, a sua volta, gli tolse la scomunica. Dopo la pace di Venezia Alessandro III riconosce l'indipendenza della Repubblica di Ancona, che aveva con tanta tenacia resistito al Barbarossa nel 1174; la città riconobbe al papa il diritto alla riscossione di un censo annuo. Il 12 marzo 1178Alessandro ritornò a Roma, che era stato costretto ad abbandonare per due volte, precisamente dal 1162 fino al 23 novembre 1165 e ancora nel 1167. Il primo periodo lo spese in Francia, mentre il secondo a Gaeta, Benevento, Anagni e Venezia. Si alleò con i Comuni, in lotta contro Federico Barbarossa, perché questi, disobbedendo agli accordi di Worms, mirava ad una politica di intervento e di potere anche sulla Chiesa. La battaglia di Legnano (1176) segnò la definitiva sconfitta dell'imperatore tedesco. Nel 1177, durante l'abboccamento tenutosi a Venezia, l'imperatore si sottomise al volere di Alessandro III, e ne ottenne il perdono solo dopo avere promesso di riconoscere il trattato di Worms, per quanto concerneva i rapporti tra Impero e Papato. Nel marzo 1179 Alessandro tenne il terzo concilio Laterano, riconosciuto dalla Chiesa come l'undicesimo concilio ecumenico. I suoi atti furono il risultato delle diverse soluzioni proposte dal Papa per il miglioramento delle condizioni della Chiesa. Tra di esse la norma, ancora attuale, dell'obbligo per l'elezione al pontificato del voto di almeno due terzi dei cardinali. Questo concilio segna il vertice del potere di Alessandro. Oltre a riconoscere l'autorità del papa su Federico Barbarossa, ripetendo l'episodio di Canossa, umiliò Enrico II d'Inghilterra sul caso di Tommaso Becket. Inoltre, confermò il diritto alla corona di Alfonso I del Portogallo e, durante la fuga da Roma, godette del favore e della protezione di Luigi VII di Francia. Poco dopo la chiusura del concilio, la repubblica romana costrinse Alessandro a lasciare la città, nella quale non fece più ritorno; e il 29 settembre 1179, alcuni nobili instaurarono l'antipapa Innocenzo III. Tramite un uso accorto delle sue ricchezze, comunque, Alessandro riuscì a tenerlo in suo potere, tanto da riuscire a deporlo nel 1180. Nel 1181 Alessandro scomunicò Guglielmo I di Scozia e pose il suo regno sotto interdetto. Fu promotore, in campo politico, della superiorità dell'autorità papale sull'intera cristianità e sullo stesso imperatore; linea già adottata, in passato, da Gregorio VII. Alessandro III morì a Civita Castellana il 3 agosto 1181. http://it.cathopedia.org/wiki/Papa_Alessandro_III |
Lucio III eletto, dai soli Cardinali, a Velletri subito dopo andò a Roma, ma per non aver accordato confermato alcuni previlegi i romani gli si voltarono contro.
Dopo varie peripezie verso la metà di giugno 1183 si recò a Segni: In questa circostanza, Lucio III tenne a Segni un concilio di molti cardinali e vescovi nella chiesa dedicata alla Augusta Regina degli angeli (attuale S. Maria) e vi compi la solenne cerimonia della canonizzazione di S. Bruno, protettore di Segni, così come attestato dall'iscrizione esistente nella chiesa stessa (la Cattedrale). La permanenza di Lucio III a Segni è ricordata nel Seminario con la scritta: "Hic abitavit A. 1183". Tratto da: -"Signis Memoranda Fastis" di Alessandro Colaiacomo, 1974 -"Storia di Segni" di Don Cesare Jonta, 1927 |
LUCIO III
pontificato 1181-1185) Lucio III, nato Ubaldo Allucingoli (Lucca, 1097 - Verona, 25 novembre 1185), fu Papa dal 6 settembre 1181 alla sua morte. Nativo della repubblica indipendente di Lucca, entrò nell'ordine Cistercense. Venne nominato cardinale-prete di Santa Prassede da Papa Innocenzo II e cardinale-vescovo di Ostia e Velletri da Papa Adriano IV. Fu uno dei cardinali più influenti durante il pontificato di Papa Alessandro III. Dopo essere stato eletto Papa, visse a Roma dal novembre 1181 al marzo 1182, ma il dissenso che regnava in città lo spinse a passare il resto del suo pontificato in esilio, principalmente a Velletri, Anagni e Verona. Si scontrò con l'imperatore Federico I Barbarossa per il possesso dei territori che erano stati della contessa Matilde di Toscana. La controversia sulla successione all'eredità della Contessa era rimasta in sospeso dalla pace del 1177, e l'imperatore Federico I Barbarossa propose nel 1182 che la Curia dovesse rinunciare alle sue pretese, ricevendo in cambio due decimi delle entrate imperiali dell'Italia: un decimo per il Papa e l'altro per i cardinali. Lucio III non acconsentì né a questa proposta, né ad un compromesso avanzato da Federico I Barbarossa l'anno successivo; tantomeno la discussione personale tra i due potenti, che si svolse a Verona nell'ottobre del 1184, portò a risultati definitivi. Nel frattempo apparvero altri motivi di disaccordo, nel rifiuto di Lucio III a soddisfare i desideri di Federico I Barbarossa circa la regolamentazione delle elezioni episcopali tedesche, che si erano svolte durante lo scisma, e in particolare delle contestate elezioni per la sede di Treviri nel 1183. Nel perseguimento della sua politica anti-imperiale, Lucio III infine declinò, nel 1185, l'invito a incoronare Enrico VI come successore predestinato di Federico I Barbarossa, e la frattura tra impero e Curia divenne ancor più ampia sulle questioni della politica italiana. Nel novembre 1184 Lucio III tenne un sinodo a Verona e con il decreto "Ad abolendam" e in seguito nel 1215 dal Concilio Lateranense IV che dava vita all'istituzione di "procedure d'ufficio" (Inquisizione), venne ribadita la condanna per i Catari, Patarini, Valdesi e Arnaldisti, e anatemizzò tutti quelli che erano stati dichiarati come eretici e i loro sostenitori. Nel 1185 cominciarono i preparativi per la Terza Crociata, in risposta agli appelli di Baldovino IV di Gerusalemme. Prima che questi venissero completati, Lucio III morì a Verona il 25 novembre 1185.. |
Per la sua chiara fama nelle dottrine teologiche e giuridiche, con voto concorde il 22 febbraio 1198 vene eletto Papa all'età di circa 37 anni, col nome di Innocenzo III, non essendo ancora sacerdote.
Fu il primo Pontefice ad assumere il titolo di "Vicario di Cristo". Tra le altre cose si deve a lui l'erezione del'Ospedale S. Spirito e della gigantesca Tor dè Conti a Roma. Fu presente a Segni una prima volta nel 1201 come attestano più di 50 lettere, ivi scritte e datate dall'11 luglio al 1 ottobre: poi il 5 ottobre si trasferì ad Anagni. Tornò a Segni una seconda volta come risulta da circa 40 lettere scritte tra il 16/23 giugno ed il 18 settembre 1212. Venne a Segni una terza ed ultima volta, dal 19 luglio all'11 ottobre 1213 e ne fanno fede 37 lettere del Libro XVI dei Regesti, spedite da Segni. Tratto da: -"Signis Memoranda Fastis" di Alessandro Colaiacomo, 1974 -"Storia di Segni" di Don Cesare Jonta, 1927 |
Papa Innocenzo III
Innocenzo III, nato Lotario dei Conti di Segni (Gavignano, 22 febbraio 1161 – Perugia, 16 luglio 1216), fu il 176º papa della Chiesa cattolica dal 1198 alla morte. Era figlio di Trasimondo dei Conti di Segni e di Claricia, imparentata con la famiglia di papa Clemente III. Suo padre fu membro del famoso casato dei Conti, che alcuni genealogisti congiungono ai conti di Tuscolo e addirittura alla gens Anicia (ciò lo renderebbe lontano parente di svariati papi tra cui Benedetto IX, dei Tuscolani, e Gregorio I, degli Anici); alla stirpe dei conti di Segni furono legati da rapporti di parentela i pontefici Gregorio IX e Alessandro IV, alla loro discendenza appartiene Innocenzo XIII. Secondo alcuni storici, Innocenzo III nacque probabilmente ad Anagni, un comune del Lazio, nell'attuale provincia di Frosinone, compì i suoi studi a Roma, poi studiò teologia a Parigi (dove ebbe fra i suoi insegnanti Pietro di Corbeil, Pietro Cantore, Pietro di Poitiers, Migliore di Pisa) e quindi diritto canonico a Bologna, dove insegnava Uguccione da Pisa, che fu appunto tra i suoi docenti. In breve tempo Lotario fu considerato uno degli intellettuali più raffinati e tra i maggiori esperti di diritto canonico dei suoi tempi. Dopo la morte di papa Alessandro III, Lotario tornò a Roma, dove ebbe incarichi durante i brevi pontificati di Lucio III, Urbano III,Gregorio VIII e Clemente III, dal quale nel concistoro del settembre 1190 fu nominato cardinale-diacono con il titolo dei Santi Sergio e Bacco. La sua carriera non fu interrotta nemmeno dall'ascesa al soglio pontificio di Celestino III (1191-1198), benché i familiari di questo papa, gli Orsini, potente e antica famiglia romana, potessero considerarsi "nemici" dei Conti di Segni; durante il suo servizio nella curia pontificia Lotario scrisse una delle sue opere più note: De miseria humanae conditionis, detta anche De contemptu mundi. Elezione papale Celestino III morì l'8 gennaio 1198. Il giorno stesso si riunì il conclave e Lotario dei Conti di Segni venne eletto papa a soli trentasette anni; il nome pontificale di Innocenzo non fu scelto dall'eletto, ma gli fu imposto da Graziano da Pisa, decano dei cardinali-diaconi[1], per eliminare e sostituire il ricordo dell'antipapa Innocenzo III, eletto nel 1179, e condannato all'esilio e internato nell'Abbazia di Cava dei Tirreni (Salerno) dal 1180 al 1183, data della sua morte.[2] Si fece intronizzare il giorno del 37º compleanno. Fu il primo papa a utilizzare uno stemmapersonale, tradizione che si consolidò arrivando fino ai giorni nostri. In quel periodo i papi venivano preferibilmente scelti tra i giuristi ecclesiastici, in modo da rafforzare i risultati della riforma, che aveva stabilito il primato della Chiesa sull'Impero, deichierici sui laici. Inoltre, doveva essere rafforzata anche la supremazia papale, già teorizzata progressivamente sotto il profilo canonistico nei vari secoli, attraverso i teologi di corte, rispetto alle altre sedi vescovili e metropolitane e sul mondo cristiano in generale. Innocenzo III rivendicherà il diritto di nominare i vescovi in tutto l'Occidente (di cui è Patriarca) e che prima venivano eletti dai Sinodi locali. Progressivamente tenterà di avanzare questo primato anche in Oriente, dopo il disastro della IV Crociata e il famigerato sacco di Costantinopoli del 1204, cioè soltanto centocinquant'anni dopo lo scisma che divise Papato Romano e Ortodossi (anno 1054). Il suo intento di riunificare dopo mezzo secolo la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli, cioè i latini e i greci (anche di fronte all'avanzata dei musulmani) è naufragato per le atrocità e violenze perpetrate dai crociati, in maggioranza provenienti da Venezia. Sulla scelta di Lotario dovette pesare, oltre che la sua cultura, anche il suo spirito mistico, manifestato nel trattato del De miseria humanae conditionis dove la miseria dell'uomo veniva contrapposta a una salvezza che può provenire solo dall'alto. Innocenzo III doveva rappresentare un solido caposaldo in grado di dare risposte al fiorire di ordini e gruppi religiosi non sempre fedeli alla Chiesa (come i patarini o i catari). Ma il suo misticismo non era votato al ritiro dal mondo, bensì alla sua dominazione, con il papato inteso come potere spirituale che era in grado di controllare tutti gli altri poteri. Il precursore del Giubileo: l'Indulgenza dei Cent'anni Non esistono documenti del XII o XIII secolo al riguardo, ma fonti del 24 dicembre 1299 riportano come masse di pellegrini, a conoscenza di una leggendaria "Indulgenza Plenaria" che si sarebbe ottenuta al capodanno del secolo nuovo, cioè nel passaggio da un secolo all'altro, muovessero verso Roma fin dentro l'antica basilica di San Pietro per ottenere la remissione completa di tutte le colpe. Né il Papa dell'epoca, Bonifacio VIII, né i prelati sapevano nulla di questa usanza, ma memorie del cardinale Gaetano Stefaneschi nel documento De centesimo sive Jubileo anno liber parlano di un vecchio di 107 anni che, interrogato da Bonifacio, asserì che 100 anni prima, il 1º gennaio 1200, all'età di soli 7 anni, assieme al padre si sarebbe recato innanzi a Innocenzo III per ricevere l'"Indulgenza dei Cent'Anni". Nonostante la testimonianza di questo centenario esista, non abbiamo fonti coeve a Innocenzo o più antiche che testimonino di quest'usanza, né di altre indulgenze simili che abbiano ispirato Celestino V nel decretare la Perdonanza e Bonifacio VIII nell'istituire il Giubileo.[3] Controllo dell'aristocrazia romana Il papato era in balia delle potenti famiglie romane che avevano con il Senato limitato notevolmente l'autorità pontificia. Innocenzo III dimostrò subito che le cose erano cambiate. L'unico senatore in carica fu rimosso e sostituito da un uomo di sua fiducia. Tale azione che in passato avrebbe causato la rivolta della popolazione romana, in tale circostanza non ebbe nessun ostacolo. Poi sostituì i giudici che erano quasi tutti esponenti dell'aristocrazia romana, sostituendoli con uomini dell'amministrazione ecclesiastica. Emerse subito la concezione fortemente teocratica del pontefice, ancor prima della sua effettiva incoronazione avvenuta il 22 febbraio. Politica temporale con l'Impero Sul versante dell'Impero c'era il vantaggio che in quel momento il trono imperiale era vacante dalla morte di Enrico VI di Svevia (1197) e nessun successore era ancora stato individuato. Il Papa approfittò della debolezza di Federico II di Svevia, che all'epoca aveva quattro anni, per ripristinare il potere papale nel Regno di Sicilia, chiedendo e ottenendo dall'imperatrice Costanza, vedova di Enrico VI e madre del piccolo Federico II, la restituzione dei privilegi dei Quattro Capitoli, che Guglielmo I di Sicilia aveva precedentemente ottenuto da papa Adriano IV. Solo allora Innocenzo investì Federico II del titolo di re di Sicilia, nel novembre del 1198. Inoltre, Innocenzo ottenne da Marcovaldo di Annweiler (Vicario dell'imperatore in Italia) la restituzione alla Chiesa della Provincia Romandiolæ[4] e della Marca di Ancona. In modo simile, i Ducati di Spoleto,Assisi e Sora vennero ripresi al tedesco Corrado di Urslingen. Nel frattempo in Germania i ghibellini e i guelfi avevano eletto imperatori differenti: Filippo di Svevia e Ottone di Brunswick rispettivamente. Nel 1201 il Papa aveva appoggiato apertamente Ottone, annunciando che era stato approvato come re Romano e minacciando di scomunica tutti coloro che si fossero rifiutati di riconoscerlo. Questo anche perché Ottone aveva promesso di cedere parti italiane dell'impero e anche di rinunciare a certi diritti imperiali, tra cui la corona dell'Italia meridionale, annessa a quella imperiale con il matrimonio tra Enrico VI e Costanza d'Altavilla, che Innocenzo intendeva concedere a Federico II, suo protetto.[5]. Il papa rese chiaro ai principi tedeschi, attraverso il decreto Venerabilem del maggio 1202, come egli considerasse le relazioni tra Impero e Papato(questo decreto venne in seguito incorporato nel Corpus Juris Canonici). I punti principali del decreto erano: i prìncipi dell'Impero potevano eleggere liberamente il loro re ma il diritto di decidere se il re fosse degno della corona imperiale apparteneva al papa; in caso di doppia elezione i principi elettori dovevano chiedere al papa di arbitrare o pronunciarsi in favore di uno dei pretendenti. Questo diritto derivava dall'atto d'incoronazione di Carlo Magno compiuto da Leone III[5]. Innocenzo III volle poi usare l'autorità papale per riprendere il potere pontificio nell'Italia meridionale: quando Gualtieri III di Brienne, che aveva ricevuto dal defunto imperatore Enrico VI la promessa deifeudi di Taranto e Lecce, nel 1201 si recò a Roma per ottenere dal papa il riconoscimento dei titoli, il pontefice lo nominò Principe di Taranto, Duca di Apulia e Conte di Lecce e inoltre lo scelse come proprio paladino per riportare il controllo nel Regno di Sicilia, messo in pericolo da quandoMarcovaldo di Annweiler e Diopoldo di Acerra, col sostegno dell'arcivescovo di Palermo Gualtieri di Palearia, pretendevano il tutoraggio sul piccolo Federico II, affidato invece dalla madre Costanzaproprio al Pontefice. Gualtieri, sostenuto dalle lettere del papa e dalle truppe del conte Pietro di Celano, ottenne subito dei parziali successi, ricacciando Diopoldo nel suo feudo di Sarno, ma venne poi sopraffatto dai tedeschi (1205), facendo sfumare le mire del pontefice. Nel frattempo le sorti dell'accanita guerra civile in Germania sembravano andare a favore di Filippo e così il papa cambiò parere, gli tolse il bando e si dichiarò a suo favore e, nel 1207, inviò dei legati in Germania per indurre Ottone a rinunciare al trono. Otto di Wittelsbach, un nipote del Duca Ottone I di Baviera, uccise Filippo di Svevia il 21 giugno 1208 a Bamberga[5], apparentemente per motivi personali, e alla Dieta di Francoforte, l'11 novembre 1208, Ottone IV venne riconosciuto re. Il Papa lo invitò a Roma per ricevere la corona imperiale e Ottone venne incoronato a Roma il 4 ottobre 1209. Prima dell'incoronazione Ottone promise di lasciare alla Chiesa il possesso di Spoleto e Ancona e di garantire la libertà delle elezioni ecclesiastiche; il diritto di appello illimitato per il papa e la competenza esclusiva sulla gerarchia per questioni spirituali; promise inoltre di aiutare la distruzione dell'eresia (ilPatto di Neuss, ripetuto a Spira, nel 1209). Ma poco dopo essere stato incoronato, Ottone prese Ancona, Spoleto e altre proprietà della Chiesa, dandole poi ai suoi vassalli, inoltre, invase il Regno di Sicilia. Ottone venne scomunicato il 18 novembre 1210. Il Papa ottenne che la maggioranza dei prìncipi elettori ripudiasse l'Imperatore scomunicato ed eleggesse al suo posto Federico II di Sicilia; ciò che accadde alla Dieta di Norimberga, nel settembre del 1211. Federico fece le stesse promesse di Ottone IV, la sua elezione fu ratificata da Innocenzo e fu incoronato ad Aquisgrana il 12 luglio 1215.[6] Ottone si alleò con l'Inghilterra (era nipote di Giovanni Senza Terra) per combattere Filippo Augusto di Francia, ma fu sconfitto nella battaglia di Bouvines, nella contea delle Fiandre (ormai in Francia), il 27 luglio 1214, perdendo tutta la sua influenza (morì il 19 maggio1218) e lasciando Federico II imperatore incontestato. Innocenzo svolse un ruolo importante, oltre che in Inghilterra, anche nella politica di Francia, Svezia, Bulgaria e Spagna. La quarta crociata Quarta crociata. Una delle questioni più care a Innocenzo era la volontà di ricomporre lo Scisma d'Oriente del1054, per conciliare i latini e greci. In questo senso egli prese più volte i contatti con Manuele Comneno, ma non rinunciò mai al primato di san Pietro impedendo di fatto la riconciliazione. Nel 1198 Innocenzo iniziò la quarta crociata, rivolgendosi ai cavalieri e ai nobili in Europa piuttosto che ai re (al tempo Riccardo I d'Inghilterra e Filippo II di Francia erano ancora in guerra e diversi principi tedeschi erano nemici del Papa). L'appello fu ignorato fino al 1200, quando nella Champagne venne finalmente organizzata una crociata che i veneziani, dato che i francesi arrivati per l'imbarco erano inferiori al numero concordato, e dato che vi furono altri problemi relativamente al pagamento dei costi sostenuti da Venezia per l'approntamento della flotta, i Veneziani decisero di sfruttare l'occasione per andare a sedare una rivolta scoppiata aZara nel 1202 e poi a Costantinopoli, dopo aver ricevuto una richiesta del figlio del deposto Imperatore d'oriente (che poi decise di non mantenere fede ai patti), ove per questo misero in atto il sacco di Costantinopoli nel 1204, producendo la fittizia riunificazione delle Chiese greca e latina e la fine dello Scisma d'Oriente. In risposta Innocenzo scomunicò i veneziani di Enrico Dandolo ma, sebbene deplorasse i mezzi, accettò il risultato. L'esito della crociata in realtà non fece altro che acuire le incomprensioni tra cattolici e ortodossi, i quali non avrebbero mai perdonato il saccheggio di Costantinopoli durante il quale andarono perduti una quantità impressionante di preziose reliquie e tesori, in parte confluiti a Venezia come i famosi cavalli di San Marco. L'impero d'oriente fu spartito tra i crociati: a Venezia spettarono un quarto e mezzo (i tre ottavi) dei territori dell'impero d'oriente, tra cui Candia (Creta) e molte altre isole dell'Egeo; a Baldovino IX delle Fiandre, importante feudatario francese, spettò invece la corona di imperatore. Lotta alle eresie Crociata albigese. Innocenzo fu uno strenuo avversario delle idee ritenute eretiche che si stavano diffondendo in Europa: i catari (o albigesi) nel sud della Francia avevano fatto presa su gran parte della popolazione, dagli aristocratici ai ceti più umili e l'assassinio del legato pontificio spazientì il papa, che decise di avviare contro gli eretici una vera e propria crociata (fino ad allora usata solo per combattere musulmani e pagani), sotto la guida di Simone IV di Montfort. I feudatari del nord della Francia furono ben lieti di rispondere all'appello, che li autorizzava a depredare e conquistare le ricche contrade del sud del paese, le più prospere. Fu questo il preludio della legittimazione dell'Inquisizione nel 1233: l'eresia doveva essere punita per il bene spirituale dell'individuo e per la conservazione della Chiesa. Nel 1199 la bolla papale Vergentis in senium aveva equiparato l'eresia al reato di lesa maestà. La crociata durò più a lungo del previsto, dal 1209 al 1244 (con la caduta dell'ultima piazzaforte sui Pirenei, il castello di Montségur), ma ebbe un risultato di annientamento quasi totale dei catari, anche se si registrano alcuni focolai clandestini superstiti in Lombardia e in Toscana. Il prezzo pagato era però l'essersi assunti, da parte della Chiesa, la responsabilità di massacri di ferocia inaudita, fra cui spicca il massacro di Béziers del 22 luglio 1209, allorquando i crociati massacrarono non meno di 20.000 abitanti fra uomini, donne e bambini. Le uccisioni e le devastazioni crearono il risentimento di intere popolazioni: Innocenzo, già deluso dall'esito della quarta crociata, ebbe una nuova preoccupazione. Solo gli esiti positivi della Reconquista in Spagna sembravano non aver tradito la parola "crociata". Il contrasto stridente era però visibile a tutti: l'eroe spagnolo contro i musulmani, il trionfatore della Battaglia di Las Navas de Tolosadel 1212, Pietro II d'Aragona, fu ucciso infatti nella battaglia di Muret, mentre cercava di difendere la città di Montpellier dalla furia dei crociati. Gli ordini mendicanti Ordini mendicanti. Nel 1210 Innocenzo III dette un primo assenso orale all'Ordine francescano e nel 1211 anche ai Guglielmiti, inizialmente ordine eremitano, ma poi confluito anch'esso nell'alveo degli ordini mendicanti. Innocenzo aveva capito che l'insoddisfazione e i problemi dei ceti più umili erano facile preda dei predicatori, che senza molte difficoltà potevano diffondere movimenti ereticali in ampie fette della popolazione. Innocenzo fu il primo a cambiare il tradizionale sospetto verso gli ordini popolari, iniziando una strategia di favore verso quelli che non mettevano in discussione l'autorità gerarchica ecclesiastica. Il IV concilio lateranense e la quinta crociata http://it.wikipedia.org/wiki/Concilio_Lateranense_IV Nel novembre del 1215 Innocenzo convocò il IV concilio lateranense (il dodicesimo concilio ecumenico), che emanò settanta decreti di riforma. Tra questi venne definitivamente dichiarata la superiorità della Chiesa rispetto a qualunque altro potere secolare, quale unica depositaria dellaGrazia ed esclusiva mediatrice tra Dio e gli uomini. Se da un lato si istituiva il tribunale dell'Inquisizionecontro le eresie, dall'altro si incoraggiava la predicazione popolare legittimando gli Ordini mendicanti.[8]. In tal modo la Chiesa da un lato si proclama come l'unica e vera sposa di Cristo, e in quanto tale è suprema e santa, dall'altro lato, riconoscendo gli ordini mendicanti (si veda l'attività apostolica del patrono d'Italia, san Francesco), si riconosce bisognosa di continua purificazione e di più strenui sforzi di evangelizzazione. Si decise, inoltre, una crociata generale in Terra Santa (la quinta crociata) :Gerusalemme era infatti sempre nelle mani dei musulmani. La morte Il concilio fu il trionfo di Innocenzo e anche il suo ultimo atto. Morì a Perugia nel 1216 a 55 anni e venne sepolto nella cattedrale di quella città, dove il suo corpo rimase fino a quando Papa Leone XIII lo fece trasferire nella basilica di San Giovanni in Laterano, nel dicembre del 1891. Dopo la morte Santa Lutgarda riferì che il pontefice, subito dopo la morte, le apparve tutto avvolto nelle fiamme: era in Purgatorio, condannato a starci fino al giorno del giudizio, a meno che non fossero state offerte preghiere in suffragio. La santa raccontò che Innocenzo disse d'esser stato punito da Dio per tre colpe: una era non aver mai voluto chinare il capo durante la recita del Credo niceno in segno d'umiltà, le altre due non sono state riportate. Avrebbe meritato l'Inferno, ma la Vergine Maria, cui il papa era devoto, gli ottenne il Purgatorio, nonché la possibilità di ridurre le sue pene. Il cardinale Roberto Bellarmino disse al riguardo: "Se un Papa così degno di encomio e che passa così santo agli occhi degli uomini, si trova sottoposto ai più orribili tormenti fino alla fine del mondo, che cosa sarà mai riserbato agli altri ecclesiastici, religiosi e fedeli?" Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. |
Dopo Innocenzo III fu eletto papa Cencio Savelli, i cui antenati, erano già stati Signori di Segni (Nicola Risi in "S. Bruno Astense, pag 105), che prese il nome di Onorio III.
Il 13 aprile 1222 il Papa ebbe un colloquio con Federico II per indurlo a combattere contro gli infedeli. Al ritorno da Verona si fermò a Segni, da dove inviò al Capitolo Vaticano la bolla che incomincia; "Rtionabiliter justissimu ut effigies D.N. Iesu Cristi etc"(Rinaldi, Annali Ecclesiastici), dove stabilì dopo l'ottava domenica dell'Epifania si portasse in processione dalla Basilica Vaticana alla Chiesa di Santo Spirito l'immagine di N.S. Gesù Cristo. Nella stagione estiva del 1223, dopo un'altro incontro con l'Imperatore a Ferentino, il tornò di nuovo a Segni e vi rimase dal 6-18 giugno fino al 3 settembre, come attesta il Rinaldi negli stessi Annali, in base alla raccolta di più lettere scritte dal Pontefice (Jonta:6.6- fine settembre). Tratto da: -"Signis Memoranda Fastis" di Alessandro Colaiacomo, 1974 -"Storia di Segni" di Don Cesare Jonta, 1927 |
Onorio III
Onorio III, (Albano ? - morto a Roma il 18 marzo 1227), fu Papa della Chiesa cattolica dal 1216 alla sua morte. Molte fonti tarde lo indicano come appartenente alla famiglia Savelli, ma è una leggenda. Onorio III, fu anche detto Cencio "camerarius", per avere ricoperto dal 1188 la carica di camerlengo. Nacque a Roma in data sconosciuta, nei pressi di Albano. Per un periodo fu canonico nella chiesa di Santa Maria Maggiore, divenne quindi ciambellano pontificio nel 1188 e cardinale-diacono di Santa Lucia in Silice nel 1193. Sotto Papa Clemente III e Papa Celestino III fu tesoriere della Chiesa Romana. Nel 1197 divenne tutore del futuro imperatore Federico II, che era stato dato in tutela a Papa Innocenzo III dall'imperatrice vedova Costanza d'Altavilla. Innocenzo III elevò Cencio Savelli al rango di cardinale-sacerdote della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo prima del 13 marzo 1198. Il 18 luglio 1216, diciannove cardinali si riunirono a Perugia (dove Innocenzo III era morto due giorni prima) con lo scopo di eleggere un nuovo Papa. Il problematico stato delle cose in Italia, l'atteggiamento minaccioso dei Tartari, e la paura di uno scisma, indussero i cardinali ad accordarsi per un'elezione di compromesso. I cardinali Ugolino da Ostia (futuro papa Gregorio IX) e Guido di Preneste, vennero incaricati di nominare il nuovo Papa. La loro scelta cadde su Cencio, che accettò la tiara papale con riluttanza e prese il nome di Onorio III. Venne consacrato a Perugia il 24 luglio, incoronato a Roma il 31 agosto, e prese possesso del Laterano il 3 settembre. I fedeli romani furono molto contenti della sua elezione poiché Onorio III era romano e grazie alla sua estrema gentilezza ne seppe conquistare il cuore. Come il suo predecessore Innocenzo III, si era prefisso di raggiungere due grandi obiettivi: la riconquista della Terra Santa con la Quinta Crociata e una riforma spirituale dell'intera Chiesa; ma in modo contrastante rispetto al suo predecessore, cercò di conseguire questi risultati con la bontà e l'indulgenza, piuttosto che con la forza e la severità. Onorio III ebbe in realtà un compito troppo grande; oltre alla liberazione della Terra Santa, si sentiva obbligato a portare avanti la repressione dell'eresia catara nella Francia meridionale, la guerra per la fede nella penisola iberica, la diffusione della cristianità nelle terre lungo il Baltico, e il mantenimento dell'Impero Latino di Costantinopoli. Di questi compiti, lo sradicamento dell'eresia era il più vicino al cuore di Onorio III. Nel sud della Francia egli portò avanti il lavoro di Innocenzo III, confermando Simon de Montfort nel possesso delle terre di Raimondo VI di Tolosa e riuscendo, dove aveva fallito Innocenzo III, a trascinare la casa reale francese nel conflitto. Il più importante avvenimento del periodo fu l'assedio e la cattura di Avignone. Sia Onorio III che Luigi VIII non prestarono orecchio alle pretese imperiali di Federico II su quella città. Onorio III diede l'approvazione pontificia alla Regola di San Domenico di Guzmàn il 22 dicembre 1216, con la bolla "Religiosam vitam", e alla Regola di san Francesco il 29 novembre 1223, con la bolla "Solet annuere". |
Alla morte di Onorio III, fu eletto il Cardinale Ugolino, anch'esso dell'illustre famiglia Conti, il quale pese il nome di Gregorio IX.
Da subito ebbe forti contrasti con il Comune di Roma, con Federico II e con la fazione Ghibellina, contrari alle libertà religiose. Sentitosi minacciato, il Papa, riparò prima ad Anagni e poi a Rieti. Chiese aiuto ai Baroni del Lazio e Segni, Velletri ed Anagni inviarono un buon numero di militari. Fu stipulata la pace con i Romani, nel cui atto risulta la popolazione di Segni. La sua presenza a Segni si evince da una citazione del Martinori che dice " fu ospite di Segni Gregorio IX (1235)", ed un'altra del Silvestrelli, che così spiega la ragione del suo allontanamento dalla sede di S.Pietro; "Gregorio IX, allontanatosi d da Roma durante la guerra contro Viterbo, andò a Segni nel 1235, e quando i Romani si sottomisero a lui, mandò a Roma tre Cardinali, che sottoscrissero col Senatore Angelo Malabranca la pace". Tratto da: -"Signis Memoranda Fastis" di Alessandro Colaiacomo, 1974 -"Storia di Segni" di Don Cesare Jonta, 1927 |
Gregorio IX
Gregorio IX, nato Ugolino dei Conti di Segni (Anagni, 1170 - Roma, 22 agosto 1241), fu Papa dal 1227 alla sua morte. Appartenente alla stessa famiglia di Innocenzo III, tanto che alcune fonti lo citano come suo nipote, fu da questi nominato cardinale nel 1198 e di questi era stato legato in Germania per diverse circostanze, durante le quali comunque ebbe modo di conoscere bene l'Imperatore Federico II. Quando era vescovo di Ostia, successe a Onorio III deceduto il 18 marzo 1227. Ereditò pienamente la storica tradizione di Gregorio VII e Innocenzo III, dedicandosi con zelo alla continuità della loro linea politica. Viene spesso considerato fondatore dell'Inquisizione, che affidò ai Domenicani, avendone istituito i primi tribunali nel 1231, anche se l'Inquisizione in senso stretto potrebbe essere fatta risalire già a Papa Lucio III nel 1184 (bolla "Ad abolendam"). Promosse una crociata contro gli Albigesi (Catari). Durante il pontificato di Onorio III era stato inviato come legato nell'Italia settentrionale dove era riuscito con autorità a mettere pace tra i diversi Comuni guelfi e ghibellini in lotta tra loro. Grande rispetto dimostrò inoltre nei confronti di San Francesco che sempre protesse; aiutandolo inoltre ad avere da Onorio III l'approvazione della Regola per il nascente Ordine Francescano. Per tali motivi: autorità indiscussa, senso di mediazione, ottima conoscenza di Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero, nonostante l'età, fu eletto rapidamente Papa il 19 marzo 1227. Fu consacrato in San Pietro il 21 marzo con il nome di Gregorio IX. Uno dei primi atti del suo pontificato fu l'invio a Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero della comunicazione di mantenere la promessa fatta al suo predecessore, di costituire un nuova crociata, la Sesta Crociata, per liberare la Terra Santa, entro l'agosto dello stesso anno. Conoscendo bene Gregorio IX, Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero questa volta si apprestò ai preparativi anche se forse di malavoglia. Le numerose truppe europee si concentrarono nel luglio a Brindisi, per imbarcarsi; ma non si trovavano sufficienti navi e approvvigionamenti. Contemporaneamente scoppiò una epidemia che colpì lo stesso Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero, appena salpato, e che lo costrinse a sbarcare subito ad Otranto. Pensando ad un ulteriore scusa per rallentare la crociata, Gregorio IX dichiarò la sospensione di Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero. La sospensione venne seguita dalla scomunica e da minacce di deposizione, dopo che Gregorio IX scrisse ai sovrani europei lamentandosi per la scarsa considerazione ricevuta. Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero intanto si recava a Pozzuoli per rimettersi in salute. Nel dicembre 1227 rispondeva a Gregorio IX che entro il maggio 1228 avrebbe avviato la crociata; ma Gregorio IX diffidando di lui, ribadì la scomunica per inadempienza del trattato, per le continue scorrerie che le truppe imperiali facevano ai danni del territorio dello Stato Pontificio e per le angherie che Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero faceva alla Chiesa di Sicilia. Pochi giorni dopo questa seconda scomunica, a Roma la potente famiglia dei Frangipane e numerosi loro alleati, schierati dalla parte di Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero, si ribellarono proprio in occasione di una omelia contro Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero, costringendo con la violenza, Gregorio IX a fuggire prima a Viterbo e poi a Perugia, da dove scomunicò i sudditi ribelli. Forse per smentire Gregorio IX, Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero decise di fare la Sesta Crociata e nel giugno 1228 si imbarcò a Brindisi diretto in Terra Santa. Qui trovò il Sultano disposto alla mediazione, e nel febbraio 1229 stipulò un trattato che concedeva Gerusalemme ed i luoghi Santi all'Impero; incoronandosi quindi re di Gerusalemme nella chiesa del Santo Sepolcro, tornò in Italia nel giugno 1229, per domare le insurrezioni dei suoi sudditi in Sicilia e nel meridione. Gregorio IX tornò a Roma nel febbraio 1230, invocato dal popolo, dopo che durante la sua assenza si erano verificati eventi tragici per Roma: un'inondazione terribile del Tevere ed una spaventosa carestia. Quindi si cercò di arrivare ad una pace onorevole tra Gregorio IX e Federico II che intanto aveva riportato ordine nel meridione, ma conquistando anche molte proprietà della Chiesa. Il 23 luglio 1230 si stipulò la pace di Ceprano con la quale Gregorio IX rimuoveva la scomunica e Federico II restituiva le proprietà allo Stato della Chiesa riconoscendo lo stato di vassallaggio della Sicilia verso Roma. Il tutto fu sigillato dallo storico incontro del 1 settembre tra Gregorio IX e Federico II ad Anagni. Si trattò in realtà di una tregua poiché Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero non rinunciò mai ad avere un progressivo controllo su tutta la penisola, e negli anni successivi attaccò le città del nord per ristabilire i diritti imperiali, e continuò le scorrerie nello Stato Pontificio; prescrisse inoltre per legge la superiorità dell'autorità imperiale anche sui beni ecclesiastici. Gregorio IX in questo periodo, non promulgò scomunica in quanto tutta questa attività di Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero non era compiuta alla luce del sole. Si trattava spesso di doppio gioco. Come quando nel novembre 1231 a Ravenna Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero prescriveva leggi contro gli eretici, molto più dure di quelle già esistenti e che certo non dispiacevano a Gregorio IX; ma poi permetteva ai Saraceni di saccheggiare una chiesa a Lucera. Tale ambiguità di atteggiamento si palesò anche nel 1234 quando Gregorio IX fu nuovamente cacciato da Roma dalle famiglie ghibelline, e Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero accorse in suo aiuto sconfiggendo i ribelli a Viterbo nell'ottobre e vincendoli definitivamente nell'arco di un anno, permettendo quindi il rientro di Gregorio IX a Roma nell'ottobre 1237. Gregorio IX si sdebitò scomunicando il figlio di Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero, Enrico di appena sedici anni, che si era ribellato al padre, permettendone l'arresto e la sua messa in prigione. Federico II continuava la sua espansione poi ai danni della lega lombarda che sconfisse pesantemente a Cortenuova nel 1237 e per spavalderia inviò il Carroccio conquistato, a Roma. Qui tale gesto rinvigorì le forze filo-imperiali che costrinsero di nuovo Gregorio IX ad abbandonare Roma alla volta di Anagni nel luglio 1238. Il conflitto tra guelfi e ghibellini romani si risolse con la vittoria dei guelfi ed il ritorno di Gregorio IX a Roma nell'ottobre dello stesso anno. Contraddicendo la pace di Ceprano Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero sfidava ora apertamente Gregorio IX, aizzando i Romani ghibellini con l'invio del Carroccio, impedendo le nomine vescovili e imprigionando i legati pontifici. Inoltre conferì al figlio Enzo che aveva sposato la vedova del giudice di Torres e Gallura, il titolo di Re di Sardegna nonostante fosse scontato che tale territorio facesse parte dello Stato Pontificio secondo la Donazione di Costantino. A questo punto Gregorio IX lanciò di nuovo la scomunica a Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero la Domenica delle Palme del 1239. Da qui in poi si aprì un chiaro conflitto tra Papato ed Impero ed un susseguirsi di vicendevoli accuse ed invettive. Quindi Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero militarmente superiore, cominciò a conquistare possedimenti dello Stato Pontificio con l'intento di isolare progressivamente Roma. Gregorio IX chiese aiuto a Venezia chiedendogli l'invasione da sud delle Puglie e convocò a Roma un concilio ecumenico per la Pasqua del 1241. Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero però riuscì ad impedirne la realizzazione, assediando Roma e rastrellando tutti gli ecclesiastici convocati, tra i quali due cardinali, numerosi vescovi ed arcivescovi, circa un centinaio di prigionieri. Gregorio IX non si diede per vinto, esortando i prigionieri alla pazienza e invitando a fronteggiare insieme il nuovo pericolo che erano i Mongoli che avevano conquistato alcuni paesi dell'est Europa. In questo senso Corrado IV, re di Germania dal 1237, aveva convocato una Dieta per creare una alleanza contro i Mongoli, come desiderato da Gregorio IX; ma non se ne fece nulla e fortunatamente i Mongoli tornarono spontaneamente alle loro terre. Nell'agosto del 1237 Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero si attestò a Grottaferrata presso Roma seguendo l'invito del cardinale Giovanni Colonna apertamente contrario a Gregorio IX. Sembrava prossima l'invasione di Roma quando il 22 agosto 1241 Gregorio IX moriva improvvisamente anche se ad un'età ragguardevole e venne sepolto in San Pietro. Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero per dimostrare che non aveva nulla contro Roma lasciò l'assedio. La figura di questo grande Pontefice si staglia con forza per la sua innegabile caparbia volontà di difendere a tutti i costi i diritti della Chiesa di fronte a nemici più forti. Grande infine la sua figura nel campo prettamente spirituale con i suoi legami a San Francesco d'Assisi e con le canonizzazioni di tre altri grandi Santi: Santa Elisabetta d'Ungheria, Sant'Antonio di Padova e San Domenico di Guzmàn. E nella sfera tutta giuridica rientra anche l'istituzione dei tribunali dell'Inquisizione contro gli eretici per la difesa della dottrina della Chiesa, e l'incarico al domenicano Raimondo di Penafort di raccogliere la "summa" di tutti i Decretali pontifici che costituirono cinque volumi detti "Liber extra" o "Nova Compilatio Decretalium" che costituirono successivamente il "Corpus iuris canonici" di Pio X e Benedetto XV. Tratto da: http://www.templaricavalieri.it/gregorio_nono.htm |