Alcune immagini del rione Testaccio
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"Certo è che se si potessero catalogare e datare i reperti rinvenuti nella località “Testaccio” potremmo sciogliere l’interrogativo: Il nomignolo Testaccio è preso in prestito oppure è originale?"
Una delle prime abitazioni costruite a Segni, fuori dalla cinta muraria a massi poligonali, fu quella innalzata dal signor Francesco Ciminelli, sopra un fondo, situato a destra di corso Vittorio scendendo dal centro storico là dove s’imbocca via Traiana. La località nella corrispondenza epistolare è denominata “testaccio”. Il Prof. Solin Heikki dell’Università di Helsinki, qualche anno fa, venuto a Segni per una ricognizione sui reperti archeologi e delle iscrizioni antiche, andava cercando il “Testaccio” a Segni. Tutti gli chiarivano che tale località si trovava a Roma. Eppure l’archeologo non equivocava; egli, come me, aveva letto il toponimo segnino nella relazione degli scavi. Vero è che tutti a Segni ignorano quel nome e che si ritrova soltanto nella corrispondenza epistolare e nella relazione di quello scavo occasionato da uno sterro. S’ignora dove si trovino attualmente gli oggetti rinvenuti in quella occasione. Dalla loro descrizione e dalle foto fatte eseguire dal dott. Ettore Ghislanzoni, allora “Ispettore nei musei e degli scavi”, si capisce che essi sono di epoca romana. Fu ritrovata un’ara sostenuta dalle parti anteriori di due leoni alati: la testa, il collo, il petto arrotondato in avanti, da cui si dipartono le ali, sorrette dai piedi leonini. Nello spazio sotto le due ali è scolpita la scena di un leone che assale uno stambecco. Con l’ara fu rinvenuta anche un’iscrizione dedicata ad Augusto, una tavola di marmo, diversi pezzi architettonici e un’altra ara simile a quella descritta. Gli oggetti furono depositati provvisoriamente nella sacrestia delle chiesetta, allora campestre, di Santa Maria degli Angeli. Nella stessa zona nel 1912, vennero alla luce i resti di una platea con muri e tracce di basi di colonne tali da far pensare ad un tempietto imperiale. Anche recentemente sono affiorate a livello del suolo le fondamenta in muratura di un ampio monumento di epoca romana. Un altro ritrovamento occasionale di oggetti antichi si verificò sullo scorcio del 1911, nella proprietà di Ernesto Duelli, ubicata nel viale della farmacia, corrispondente alla diramazione odierna di via San Vitaliano. Il signor Duelli, scavando la porta di una grotta adibita a cantina, trovò due frammenti di statue di marmo, alti cm.80 dai piedi al ginocchio. L’uno doveva rappresentare una matrona, poiché aveva il panneggio fino ai piedi, l’altro apparteneva forse ad una figura giovanile; aveva infatti una gamba nuda unita ad un’aquila………. ………In una lettera del 2 maggio 1912, Ettore Ghislanzoni lamentava all’ingegner Fagiolo la mancata denuncia di oggetti ritrovati nello sterro del campo Testaccio. La notizia era giunta anonima al Ministero della Pubblica Istruzione, allora competente per gli scavi archeologici. Per accertare la verità venne dato l’incarico all’Ispettore segnino. Ma chi avesse voluto occultare gli oggetti ritrovati, sia a scopo di commercio, sia per desiderio di possederli, avrebbe saputo eludere la più scrupolosa vigilanza. In tal modo tanto materiale archeologico è andato perduto. Altrettanto però, se non maggiore, si trova imballato nei magazzini di Valle Giulia. Quest’ultimo e quello ancora in possesso ai privati potrebbe essere esposto nel Museo Archeologico di Segni. Interamente tratto da: Don Bruno Navarra, “L’Architetto e archeologo segnino Angelo Maria Fagiolo 1846-1933” Lunario Romano 1990 Se consideriamo che i reperti del Monte Testaccio di Roma sono datati tra il 140 e il III secolo d.C (Le anfore saggiate da scavi sono quelle più superficiali, che sono quasi esclusivamente provenienti dalla Betica e dall'Africa, e usate per il trasporto dell'olio, con una forma quasi sferica e il marchio di fabbrica su una delle due anse. Con un pennello a calamo vi era tracciato il nome dell'esportatore, la data consolare e il registro dei vari controlli dalla partenza all'arrivo. La datazione di queste anfore oscilla tra il 140 e il III secolo d.C.) mentre alcuni reperti, (Bellissime terracotte architettoniche), provenienti dagli scavi effettuati presso il tempio di Giunone Moneta, in parte esposti nel Museo Archeologico, sono datati agli inizi del VI secolo a.C.. pertanto si potrebbe pensare che il Testaccio di Segni sia anteriore a quello romano. Certo è che se si potessero catalogare e datare i reperti rinvenuti nella località “Testaccio” potremmo sciogliere l’interrogativo: Il nomignolo Testaccio è preso in prestito oppure è originale? |
Testaccio
Curiosando 6 in giro per Segni archeologica troviamo una località chiamata “TESTACCIO”
Il nome è preso in prestito oppure è originale?