I Segnini furono dunque i primi ad introdurre nell'alfabeto latino la lettera G, perché verso il V secolo ancora non esisteva la distinzione tra la C e la G?
---------------------------------------------------------------------------------------------------- OPPURE? http://it.wikipedia.org/wiki/Spurio_Carvilio_Massimo_Ruga Eletto console nel 234 a.C., fu il quinto capo della spedizione inviata dal Senato in Corsica, ma a causa di una tempesta fu costretto a ritornare a Roma. Nel 233 a.C., obbliga tutte le navi cartaginesi di lasciare la Sardegna e Corsica, diventate provincia romana. Nel 228 a.C. viene eletto console per la seconda volta. Si ritiene fu lui ad inventare la lettera G, che non avendo avuto origine dall'alfabeto greco o etrusco, fu invece creata dal console semplicemente aggiungendo una sbarretta verticale alla già presente lettera C. ---------------------------------------------------------------------------------------------- Don Cesare Jonta in "Storia di Segni" 1927 Di particolarissima importanza è il rilevare la lettera G nelle monete segnine; difatti i Segnini furono i primi a distinguere nell’alfabeto latino la lettera G dalla C, poiché verso il quinto secolo tale distinzione non esisteva e la C aveva il valore della C e della G. La nuova lettera fu dunque creata dai Segnini, aggiungendo all’una delle due estremità della lettera C una virgoletta che poteva stare o alla estremità superiore o a quella inferiore: finì poi col rimanere costantemente di sotto. e così cominciò a propagarsi a Lucera (monetazione di Lucera 275 a.c....) prima e quindi dappertutto. Approfondimenti storico-letterari: http://www.provincia.roma.it/book/export/html/3752 Un'antica tradizione vuole che Segni sia stata fondata da Tarquinio il Superbo, l'ultimo re di Roma: la città sarebbe stata infatti zona di presidio romano una volta espugnata, da parte del suddetto re, la città di Suessa Pomezia, abitata dai Volsci. Dionigi d'Alicarnasso, usando il termine di "colonia", dice che il re, oltre a Segni, avrebbe fondato anche Circeo. Le due località sarebbero poi state assegnate al governo di due dei suoi figli, rispettivamente Arunte e Tito quando, toltogli il regno, venne cacciato da Roma. Tale congettura è stato messa in dubbio dagli studiosi che ritengono viceversa l'origine della città segnina addirittura precedente il V secolo a.C. Adducono a sostegno una serie di indicazioni di carattere filologico poiché, dicono, con il termine "colonia" i romani erano soliti indicare luoghi passati sotto il loro dominio, e dunque preesistenti, piuttosto che insediamenti di nuova fondazione. Lo studio delle monetazione segnina, frutto di una serie di considerazioni molto importanti, se venisse confermata l'antichità della sua fondazione, sarebbe un utile elemento di valutazione rispetto alla centralità di Segni nel panorama delle popolazioni avversarie di Roma: se precedente, come tutto fa supporre, il V secolo, Segni sarebbe la prima città in tutto il Lazio ad aver coniato proprie monete d'argento. La sua iconografia è anche interessante: nel diritto presenta un busto di Mercurio con diversi attributi, tra cui il petaso (il cappello a falda larga proprio dei viaggiatori e dei cacciatori) e il caduceo. Sul rovescio mostra invece la testa calva di Sileno attaccata al corpo di un cinghiale. Se Mercurio, dio della Sapienza, fu la prima delle divinità venerate a Segni, quest'ultima figura è stata interpretata come l'emblema della repubblica segnina di cui il cinghiale indicherebbe la forza. Un elemento di particolare importanza è la presenza, sul verso della moneta, dell'iscrizione SEIC, che alle volte compare anche come SEIG. I Segnini furono dunque i primi ad introdurre nell'alfabeto latino la lettera G, perché verso il V secolo ancora non esisteva la distinzione tra la C e la G. http://it.wikipedia.org/wiki/G Questa lettera fu introdotta nell'alfabeto latino intorno al 230 a.C.: essa — come pure Y e Z — non è di origine etrusca, bensì venne creata, secondo la tradizione, dal console Spurio Carvilio Massimo Ruga, con l'aggiunta di una sbarretta verticale alla preesistente C (derivata dalgamma, Γ, dell'alfabeto greco) per distinguere dal suono sordo [k] il suono sonoro [ɡ] (la lingua etrusca, a differenza del latino, non aveva queste due consonanti in opposizione fonologica). Fino allora i Romani usavano la C per entrambi i suoni, e tale uso si ritrova in alcune abbreviazioni mantenute anche in epoca classica e post-classica: ad esempio, C. e Cn. per i praenōmina Gaiuse Gnaeus rispettivamente. (Le grafie Caius e Cnaeus, al pari dell'italianizzazione Caio usata in riferimento a personaggi dell'antica Roma, sebbene si possano trovare perfino in libri scolastici di storia antica, sono filologicamente errate). Per l'evoluzione del grafema, vedi C. L'origine della lettera C sembra essere la stessa di quella della lettera G: l'etrusco infatti non percepiva la differenza tra le consonanti occlusive velari sorde e sonore ([k] e [g] in IPA), e quindi usò la terza lettera dell'alfabeto greco (gamma) per trascrivere il suono [k]. La gamma a sua volta derivava probabilmente dal fenicio gimel. Il latino più arcaico aveva tre lettere per rappresentare il suono [k]. La K veniva normalmente usata prima della A, la C prima di E ed I e la Q prima di O ed V. Successivamente la K scomparve (rimanendo solo in poche parole o abbreviazioni, comeKal per Kalendae, e in alcuni termini di origine greca) e la C venne usata in tutte le posizioni, tranne che davanti ad una V con valore semiconsonantico (in quel caso veniva ancora usata la Q). Il latino usò dapprima la grafia etrusca sia per il suono [k] che per il suono [g]: da qui deriva la confusione, per esempio, nel nome "Caio/Gaio". Fu un liberto del console Spurio Carvilio Ruga, che per primo aprì una scuola di grammatica a Roma verso la metà del III secolo a.C., a distinguere le due lettere creando la lettera G. http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/G/g.shtml , maiusc. G s.f. o m. inv. • Lettera dell'alfabeto latino e delle lingue che lo adottano, il cui nome in it. È gi; in italiano rappresenta la consonante occlusiva velare sonora (comunemente detta g dura) davanti alle vocali a, o, u (p.e. gatto, golfo, gufo; davanti a e, i il suono è reso con il digramma gh: ghepardo, ghisa), davanti a consonante (grosso) o in finale di parola (zigzag); oppure la consonante affricata palatale sonora (comunemente detta g dolce) davanti alle vocali e, i (p.e. gente, giro; davanti ad a, o, u il suono è reso con gi:giacca, giovane, giù); entrambi i suoni possono essere di grado tenue o medio e, nella grafia doppia, di grado forte. La g entra inoltre nel digrammagl (davanti a i) e nel trigramma gli (davanti ad a, e, o, u), che indicano la consonante costrittiva laterale palatale di grado forte (gli, figlio, maglia), tranne che in alcune parole di origine latina o greca dove i suoni rappresentati dalle due consonanti rimangono distinti (glicine, anglicano), e nel digramma gn, che indica la palatale nasale di grado forte (lagna, gnocco) • In funzione di agg., come numerale ord. posposto al s., settimo in una serie o in una graduatoria: sezione G || penicillina G, in medicina, il principale tipo di penicillina http://www.treccani.it/enciclopedia/g/ G Settima lettera dell’alfabeto latino. LINGUISTICA Nell’alfabeto greco la lettera corrispondente alla Gè il Γ (gamma), che occupa il terzo posto, nell’alfabeto latino occupato dalla C. Questa infatti in origine rappresentava sia la velare sonora ‹ġ› come in greco il Γ, sia anche la sua correlativa sorda ‹k›; quando si vollero distinguere graficamente i due suoni, per quello sonoro s’introdusse una C lievemente modificata, che fu appunto la G, e le si assegnò nell’ordine alfabetico il posto lasciato libero dalla Ζ, che nell’antico alfabeto romano era scomparsa. La differenziazione tra C e G si accentuò poi nelle minuscole, che oggi quanto alla forma non hanno più nulla in comune. Più complessa è la storia del valore fonetico della g, come pure della c. Il latino classico possedeva soltanto l’occlusiva velare ‹ġ›, la cosiddetta g dura; ma davanti alle vocali palatali (e e i) l’originaria pronuncia occlusiva passò a poco a poco a una pronuncia di affricata palatale, che nei diversi idiomi romanzi si è sviluppata in suoni tra loro diversi ma distinti, anche come fonemi, dal fonema velare conservatosi intatto davanti alle vocali velari e davanti a consonante. Poiché l’ortografia è restata in questo particolare ancorata all’aspetto grafico delle forme latine, nella grafia delle lingue romanze la lettera g ha due valori. Quello originario di fonema occlusivo velare ‹ġ› è rappresentato dalla semplice g davanti ad a, o, u e a consonante, mentre davanti a e e i l’italiano e il romeno usano gh, il francese, il catalano, lo spagnolo, il portoghese usano gu; resta invece in tutti i casi g semplice nella maggior parte delle lingue non romanze scritte (o traslitterate) in alfabeto latino, che si servono di questa lettera per rappresentare unicamente il fonema occlusivo velare. In continuazione del fonema latino ‹ġ› l’italiano ha sia l’occlusiva ‹ġ› sia la cosiddetta g dolce, affricata alveolo-palatale ‹ǧ›, rappresentata nella scrittura con la semplice g davanti a e e i, col diagramma gi davanti alle altre vocali; col sistema italiano concorda, non integralmente, soltanto quello romeno; le altre lingue o non possiedono il suono ǧ o lo rendono nella scrittura per mezzo di lettere o digrammi diversi (per es. in inglese j). ASTRONOMIA La lettera G indica una classe spettrale di stelle, suddivisa in 10 sottoclassi da G0 a G9 (➔ spettro). FISICA La lettera g è usata per indicare il modulo dell’accelerazione di gravità, che vettorialmente si indica con g. La lettera G indica inoltre la costante di gravitazione universale. In elettrologia, G indica usualmente la conduttanza; in spettroscopia, G indica la settima riga di Fraunhofer nell’indaco; in termodinamica, G indica l’entalpia libera o funzione di Gibbs. Nella scienza delle costruzioni, la lettera G indica il modulo di elasticità trasversale. Ulteriori approfondimenti storici: http://it.wikipedia.org/wiki/Gamma_(lettera) Storia La lettera deriva da quella fenicia Gimel (), e ha dato origine alle lettere cirilliche Ge (Г) e Ghe (Ґ). L'etrusco la aveva ripresa per indicare il suono k, da cui deriva la lettera C dell'alfabeto latino (che, in origine, si pronunciava sia g e sia k); fu il console Spurio Carvilio Ruga, nel III secolo a.C., a modificarla creando la moderna G. L'antica lettera digamma (), chiamato anche vau (si pronunciava infatti v o w) e in seguito scomparso, prese in seguito il nome da questa lettera perché la sua forma ricorda due gamma (di-gamma, appunto) sovrapposti. |