Camposano ieri....e oggi 20 settembre 2015 vai in fondo alla pagina
Il sentiero Campazzano in foto I mosaici delle Stazioni della Via Crucis sono opera dell'artista segnino M° Attilio Bedini (dalla numero uno alla otto sono di prossima istallazione)
CAMPOSANO
Campazzano è il monte boscoso,di proprietà comunale,più vicino all’abitato segnino.Raggiunge l’altezza di m 673.Nel versante volto a nord è tagliato da Bia Traversa-Via Traversa-che iniziando nei pressi dell’ex mattatoio segnino scende a valle in contrada l’Arco. Lo stesso percorso è segnato nel fondo valle dal fosso “Scuro”. Il declivio di sud-ovest è attiguo al monte Lepino, su cui sorge Segni, dal quale lo separa un leggero avvallamento. Oltre che da qualche mulattiera e da sentieri campestri, da questa parte il monte è attraversato da rettilinei e tornanti della strada proveniente da Montelanico e da quella che sale dalla contrada delle Fontanelle;le due strade si congiungono a metà costa per formarne una sola. La confluenza in basso del versante di Campazzano con quella di monte Nero forma un fosso che sbocca pianeggiante nel rio di Montelanico, mentre le due coste per tutta la loro altezza s’incontrano ad angolo acuto a somiglianza della prua di una nave rivolta a Gavignano; il suo profilo dalla cima del monte digrada sino a toccare la breve valle a lato della Carpinetana. Il bosco del monte, fitto e intricato, è costituito da alberi di media altezza e dal fusto dritto e snello. In prevalenza vi cresce il leccio ( lucino ) ma è frequente anche il corbezzolo (cirasa marina) il terebinto il cui nome volgare è pùtino, in dialetto putio, e il corniolo; vi vegetano anche il frassino,l’ornello e il carpino; rara la quercia, nelle basse pendici qualche castagno, assente il faggio. Nell’economia agricola, quale era quella segnino fino agli anni trenta del XX secolo, il legname era di primaria importanza. LA CROCE Disseminate dentro e fuori dell’abitato segnino, dodici croci furono innalzate nel corso del XX secolo a ricordo di avvenimenti religiosi, generalmente al termine di “ missioni” cittadine. Tranne quelle di Pianillo e di Campazzano, di notevoli dimensioni, le altre misurano in altezza circa tre metri e in larghezza il braccio trasversale si estende per circa due metri. Tutte sono di ferro: quelle più imponenti sulla cima dei monti sono costruite con pilastri a traliccio, le altre con due grosse aste.
Volendo elencare le croci segnine ,
la prima s’ incontra sul margine della via Traiana, a sinistra salendo a Segni, poco prima della località detta in passato “Santa Rosa”, dove inizia la deviazione a destra per la contrada “Gradi”;
la seconda si erge all’imbocco di via delle Querciole a lato della chiesa di Pratoro;
salendo alla chiesa dei Cappuccini da via Roccamassima s’incontra la terza; dalla primitiva posizione centrale che la vedeva in direzione della porta della chiesa, è stata di recente spostata e addossata al muro di cinta del convento;
In fondo al viale Ungheria, là dove inizia via Scroccarocco, nel 1949 fu posta la quarta;
La quinta segna la fine di via Gavignano e l’ inizio di via Icona Stretta;
La sesta si ammira nella zona della “Fontana “ , all’ingresso di “ Bia ‘lla Mola”;
La più antica, la settima, sorge sulle mura poligonali davanti la chiesa di S. Pietro;
L’ottava segna l’inizio di via Ciminelli;
la nona è posta all'inizio di via della Giudea;
La decima s’innalza sulle mura di cinta in località “Lucino”;
La più in vista, visibile dalla valle del Sacco, è quella di Pianillo, innalzata nel 1931, a ricordo del Congresso eucaristico diocesano, ed è la undicesima;
La dodicesima svetta sulla cima di monte Campazzano. Fu benedetta domenica 14 novembre 1954 dal vescovo Pietro Severi (1953-1957). Il 1954 era stato proclamato Anno Mariano per celebrare il primo centenario della definizione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. A tale motivo universale a Segni si aggiungeva il centenario della liberazione dalla peste attribuita all’intercessione della Vergine Addolorata. Nel novembre di quell’anno si svolsero a Segni le Missioni predicate dai sacerdoti dell’Ordine dei Servi di Maria. A ricordo si volevano collocare lungo la via Roccamassima fino al cimitero sette edicole raffiguranti i sette dolori della Vergine. Prevalse però il progetto della croce di Campazzano. Nel pomeriggio assolato del 14 novembre, un folto pellegrinaggio di popolo partiva dalla cattedrale, percorreva la via Cavour, oggi S.Vitaliano, il corso Vittorio Emanuele e la via di Santo Cinto, oggi viale Ungheria, per poi inerpicarsi sull’erto monte recitando il rosario e cantando inni religiosi. Alla testa della lunga processione procedeva il vescovo accompagnato dal clero e seguito da una fiumana di popolo.
LA CHIESETTA Cappelline di campagna ai margini della strada o sulla cima del monte, a Segni, sono dette “Cone”. Un tempo più numerose, oggi se ne contano sei. Le due più antiche sorgono: una sul lato destro della via Traiana salendo da Colleferro a Segni, ed è dedicata alle Anime Sante; di recente è stata ricostruita a cura del sig. Giovan Battista Felici, comunemente chiamato Titta non più tra i vivi; l’altra sul margine sinistro di “Bbia ‘lla Mola”, via della Mola, che dalla via Carpinetana, sale a Segni, è dedicata a S. Bruno. Lungo via Roccamassima, in località La Castagna, alla fine dell’800 fu costruita la cona della Madonna della Castagna: vi è esposta la maiolica riproducente la Madonna del Buon Consiglio di Genazzano. Sulla strada che da Casavignano porta al Campo di Segni, recentemente è stata innalzata quella dedicata a Nostra Signora di Lourdes. Restaurata a cura di Coluzzi Mario e Rita dotata di un artistico altorilievo in bronzo dello scultore Giuseppe Cherubini, la cona di S: Vitaliano orna la via campestre dell’Arco in località “La Sedia ‘glio' papa”, la Sedia del papa. A metà del XX secolo fu innalzata quella della SS. Trinità sulla cima di Campazzano. Grande è la devozione dei segnino al santuario di Vallepietra ove si venera una antichissima immagine della SS. Trinità dipinta sulla roccia. In passato vi si recavano in pellegrinaggio a piedi portando un grande stendardo su cui sono riprodotte le Tre Persone Divine. Si impiegavano tre giorni. Oggi partono con quattro o cinque pullman a mezzanotte del sabato e ritornano verso le 18 della domenica seguente in cui si celebra la festa liturgica della SS. Trinità. Il primo maggio del 1949 i devoti segnini innalzarono una croce di ferro lungo la strada mulattiera che da Vallepietra sale al santuario, poco più sotto lo scoglio, mentre in piano, vicino il corso d’acqua, costruirono una cappellina – la cona – e vi posero l’immagine dell’Addolorata di Segni. Già nel 1940 avevano rinnovato lo stendardo offerto dal ricordato Giovan Battista Felici. In tale clima di fervore religioso, con il desiderio di avere vicino il santuario della SS. Trinità, se lo costruirono sulla cima di Campazzano e vi posero la riproduzione del loro stendardo. Ma questo e ogni altra riproduzione della antica immagine di Vallepietra, a Segni erano visti con sospetto dalle autorità religiose. Dipingere le tre Persone Divine sotto forma di tre figure umane non collima con la teologia del mistero trinitario. Il Padre era stato contemplato dal veggente dell’Apocalisse come il vegliardo seduto sul trono. Il Figlio, Dio come il Padre, circa duemila anni fa, aveva assunto la natura umana. Ma lo Spirito Santo, essendosi rivelato sotto forma di colomba, di fiammella di fuoco, di dito della destra del Padre, come brezza, sarebbe deviante dalla ortodossia della fede dipingerlo con le sembianze umane. Il vescovo Fulvio Tessaroli ( 1933-1953 )ne chiese spiegazione alla Congregazione romana del Culto Divino.la quale rispose di tollerare le immagini antiche, ma di evitarne la riproduzione. Lo stesso quesito fu posto dal vescovo Luigi Maria Carli (1957-1974 ) e ne ebbe la stessa risposta. Ma Carli, interpretando in modo restrittivo il divieto della riproduzione,cominciò a osteggiare lo stendardo segnino,perché vi erano riprodotte le tre persone come nel dipinto antico del santuario di Vallepietra,cioè con tre figure dalle sembianze umane. “ Tutte tre di una fattura,tutte tre di una misura, tutte tre di una statura “ come cantano i fedeli. Nel 1962 fece dipingere da O: Mirabile una tela nella quale il Padre e il Figlio venivano ritratti seduti e sopra la loro testa, in un nimbo di viva luce, la colomba,simbolo dello Spirito Santo. Il dipinto incorniciato è appeso ad una parete della sacrestia della concattedrale. Non incontrò naturalmente il favore del popolo che con più attaccamento difese il suo stendardo e ne intronizzò una copia nella cona di Campazzano. I vescovi successori di Carli non si curarono dell’argomento. Intanto cambiavano i tempi, si calmavano gli animi dei fedeli, le donne non si recavano più a raccogliere le legna del vicino monte e la chiesetta di Campazzano veniva abbandonata.
Ridotta a un rudere a fianco della croce, viene ora riscoperta e in via di restauro da un gruppo di volontari segnini.
IL RESTAURO E' TERMINATO! Oggi, 20 settembre 2015 in occasione della Festa della Croce, organizzata dai, “ragazzi volontari", i segnini e non hanno potuto ammirare un incontro spettacolare tra natura e opere d’arte: i mosaici raffiguranti la Via Crucis del M° Bedini Attilio. La chiesa della S.Trinità tornata all’antico splendore grazie al lavoro dei volontari e la Croce in ferro realizzata nel 1954 dai fratelli Valenzi Ottorino e Roberto nell’orto a fianco della loro officina vicino a S.Lucia sono tornate alla devozione popolare. Ad affiancare l’opera dell’uomo ha provveduto la natura con un bosco variegato: corbezzolo, corniolo, leccio (lucino), carpino, qualche castagno e altre piante del sottobosco classico della Macchia Mediterranea
La Chiesetta di Campazzano - prima e dopo il restauro.