Gocce di storia, racconti ed immagini prima parte e seconda parte
Da un’idea di Andreacchio Barbara - Colleferro Prima parte Esiste, al XXX miglio della via Latina, sulla strada che porta a Segni, un castello, le cui tracce visibili ancora oggi attraverso una folta vegetazione, ha dato il nome alla città di Colleferro: il castello di Colleferrugo. Questa costruzione nel corso dei secoli ha subito molte trasformazioni , da castrum per difesa a castello baronale ed infine a chiesa. La sua storia è strettamente legata alle vicende dell’antica Signia, ai vari signorotti che si succedettero nel governo della città e alle lotte per il possesso dei territori circostanti, in special modo è legata alla famiglia Conti, fino al XVII secolo. Nel 1935 nacque il Comune di Colleferro e contava 4197 abitanti. Per rappresentare il Comune occorreva un gonfalone, per cui nel 1949 fu bandito un concorso tra i residenti mettendo in palio un premio di 10 lire. Fu scelto il lavoro di due dipendenti della BPD e metà della vincita fu destinata al Gruppo Calcistico BPD. Lo stemma ha riferimenti storici legati alle origini della città e alle attività industriali: uno scudo che ricorda il periodo Littorio è sormontato a una corona che rievoca le lotte dei Colonna contro il Papato per il possesso del castello; gli archi che rappresentano gli antichi acquedotti sono ricordati anche nel frontale della chiesa di S. Barbara; le ciminiere alludono alla industria bellica; la stella significa “Pace”; i colori amaranto e giallo oro sono i colori di Roma; le industrie sono raffigurate con un alambicco e un incudine con un martello che è simbolo di lavoro, ricchezza e prosperità. Il motto è :In labore virtus. Il sole che sorge ricorda le attività agricole e l’origine dei lavoratori venuti a Colleferro da ogni regione italiana, è rappresentata dal fondo tricolore. Il collegamento tra Colleferro e le principali città del centro Italia è sempre stata la ferrovia. Nel 1862 esisteva la linea Roma-Velletri e poi Roma-Ceprano e la stazione era denominata Segni-Paliano. Si ricorda la sosta di D’annunzio nel 1889 testimoniata da una poesia “L’Alberello”, trascritta in una targa visibile nella sala d’attesa della stazione e l’incidente ferroviario accaduto a Enrico Toti, eroe della 1^ Guerra Mondiale. Nel 1898 fu costruito lo zuccherificio Val Sacco, ben presto dismesso e lo testimonia il palazzetto ora restaurato che sta di fronte la stazione. Il territorio circostante la ferrovia era abitato da famiglie oriunde dai paesi vicini : Anagni , Sgurgola , Segni , Valmontone ecc.; alcuni erano semplici agricoltori, altri dipendevano dai Principi Doria, possessori delle terre. Diciamo che le famiglie pioniere sono state molte: Barucca, Colaiacomo, Sbarzella, Vari, Fagiolo, Salvitti, Fontana e ancora ancora. La prima chiesa di Segni – Scalo era intitolata a S. Gioacchino la cui costruzione terminò nel 1925. Prese tale nome in onore di papa Leone XIII, autore dell’enciclica Rerum Novarum, in cui chiedeva ai padroni delle nascenti fabbriche il rispetto della dignità dei lavoratori e dei loro diritti. La prima scuola fu costruita dopo il 1908 , la “ Flora Barchiesi “ dal nome della prima insegnante, e subito dopo edificarono l ‘ufficio postale. Nel 1912, in piena guerra in Libia, ai piedi del Castello di Colleferro, vi era solo il Casale Tomassi appartenente ai Doria Pamphili, mentre intorno si estendeva terra brulla e desolata, sormontata dai monti Lepini , una stazione ferroviaria e l’acqua del fiume Sacco: era la zona ideale per costruirvi un polverificio, nascosto e sicuro in caso di scoppio. I comuni vicini di Segni, Valmontone, Paliano e Genazzano, acquirenti dei territori appartenuti per secoli alla famiglia Conti, videro per i loro concittadini la possibilità di lavoro, espansione e guadagno nell’industria chimica e meccanica. La società Bombrini e Parodi – Delfino, uno industriale chimico, l’ altro banchiere, acquistò prima lo zuccherificio poi trasformato in cementificio e, alla vigilia del primo conflitto mondiale, costruì lo stabilimento per produrre balistite e dinamite. In breve intorno alla fabbrica si edificarono gli alloggi per operai ed impiegati, con tutti i servizi necessari alle famiglie : tutto controllato da B.P.D. La vita nel villaggio costruito a modello estero di città-fabbrica era semplice .Nel 1914 dal Piemonte giunsero a Colleferro operai esperti di esplosivi e meccanica e , insieme alle famiglie dei paesi vicini, abitarono le case costruite con pozzolana scavata sul posto, formando lunghe gallerie che nel 1943 vennero utilizzate come rifugi antiaerei. Le famiglie operaie erano giovani, con bimbi piccoli che giocavano per le strade, i più piccini affidati ai fratelli più grandi ; vi era uno spaccio aziendale, un fontanile-lavatoio, le case non avevano il numero civico, ma erano contrassegnate da numeri: casa 1 , casa 2 , ecc. , però avevano l’orto e il giardinetto ben curato. La sirena della fabbrica scandiva le ore della giornata e le attività relative, in un clima sereno e solidale, nella prospettiva di un florido sviluppo urbanistico e industriale che successivamente investirà tutta la Valle del Sacco e la Ciociaria. Negli anni ‘ 30 fu creata la Piazza ,punto importante di aggregazione, che ospitava la banda nelle feste religiose di S. Barbara ,S. Antonio e S. Gioacchino , celebrazioni affidate inizialmente a don Camillo Gavillucci; negli anni ’20 ogni domenica scendeva da Segni a dorso di mulo e celebrava la messa nel sotterraneo di una casa, mentre a Segni-Scalo si assisteva alla messa dentro una stalla. Sulla strada che collegava Colleferro con lo Scalo sorgeva la Gavozza, la mensa aziendale per gli operai, la caserma dei Carabinieri e della Finanza. Per portare assistenza ai lavoratori e alle loro famiglie, sorsero associazioni religiose quali: le Figlie di Maria, i Paggi del Sacramento, le Terziarie Francescane e la Pia Unione Antoniana; vi operava il medico e l’ostetrica. Le Suore Salesiane gestirono un asilo fino al 1941, poi fu affidato loro un Convitto frequentato da ragazze provenienti varie regioni e impiegate nella lavorazione della polvere da sparo. Il Comune nato nel 1935 aveva bisogno di una chiesa e nel 1936 fu posta la prima pietra della chiesa di S. Barbara, la cui costruzione fu completata nel 1937. A destra del portale sorge la torre campanaria che ricorda la torre medievale del Castello ed è alta 30 metri. All’interno un mosaico raffigura S. Barbara che ha in mano la torcia della fede e si staglia in una esplosione, a protezione e difesa dello stabilimento. Il mosaico fu donato nel 1967 dalla moglie di Leopoldo Parodi-Delfino, la scuola elementare è intitolata al figlio Gerardo e la scuola di Avviamento al Lavoro all’altro figlio Paolo, entrambi morti nel 1936 in un incidente aereo. Un bellissimo crocifisso ligneo attribuito a Donatello e i mosaici della Via Crucis completano l’arredo, mentre un orologio che segna le ore 8 meno 5 ricorda lo scoppio. Secondo la leggenda S. Barbara, patrona della città, era una giovane convertita al Cristianesimo che si rifiutò di sposare un ricco pagano .Il padre la imprigionò in una torre da cui si sprigionò un fulmine che colpì, uccidendolo, il padre-padrone. Si dice che alcune reliquie della santa fossero conservate nella cappella del Castello nel 1200 e portate dalla famiglia Conti durante le Crociate. S. Barbara è protettrice dei Vigili del Fuoco e delle ”Sante Barbare” delle navi e dei minatori ,e si festeggia il 4 dicembre. Dopo la nascita del Comune e della Parrocchia avvenuta nel 1941, la devozione alla santa si rinnova ogni anno con la partecipazione delle autorità civili e religiose e degli abitanti di Colleferro e dintorni. Tempo fa, oltre alla processione e alla messa solenne, era consuetudine per i lavoratori andare alla fiera, ritirare le borse di studio per gli alunni meritevoli, assistere gratis alla proiezione di cartoni animati, gustare un vermuth con biscotti nel CRAL aziendale. Queste belle usanze terminarono dopo la fusione di B .P.D. con SNIA. Fin dalla nascita del polverificio si contarono molti incidenti più o meno gravi, ma il peggiore che si ricorda accadde il 29 gennaio 1938. Ne parlarono giornali italiani e stranieri. Le testimonianze sullo scoppio raccontate da sopravvissuti e i loro familiari parlarono di una tremenda esplosione ove persero la vita 60 tra operai e tecnici su un numero di 6000 operai. La mattina del 29 gennaio vi furono due deflagrazioni: la prima non fece vittime perché prese fuoco il tritolo e gli addetti scapparono. Dopo circa mezz’ora ci fu un secondo boato ed esplosero 10 tonnellate di tritolo già preparato. “Le case non avevano più vetri, le finestre e le porte scardinate, e la gente si rifugiò nelle campagne vicine. I feriti furono 1500, tra lavoratori e pompieri volontari ( gli stessi operai ) accorsi sul posto. Tre ore dopo lo scoppio vennero a Colleferro il re Vittorio Emanuele III e Mussolini, per visitare i feriti. Ai funerali delle vittime parteciparono le massime autorità dello stato fascista. Il senatore Leopoldo Parodi fece subito costruire un istituto per gli orfani, li fece studiare e li assunse alla fabbrica con diverse mansioni. Il 18 luglio 1939 , il Principe di Piemonte venne a Colleferro per consegnare medaglie ed encomi solenni ai caduti e sopravvissuti. L’istituto per orfani e la Casa della Madre e del Bambino , inaugurati nel 1938 dalla Principessa Maria Josè di Savoia, furono bombardati nel 1943; sorgevano dove ora risiede l’Ufficio Tecnico del Comune, restaurato di recente. Nel 1940 Colleferro contava 7000 abitanti e 16000 operai non residenti, ma che erano ospitati nei dormitori e nelle mense della Gavozza e della Direzione. Nel 1943 iniziarono i bombardamenti e si andava nei rifugi dove Don Umberto aveva allestito una cappella con il quadro di S. Barbara .Le scuole chiuse obbligavano i bambini a vivere sotto terra; i più grandi uscivano di nascosto da ingressi secondari per non farsi prendere dai Tedeschi che rastrellavano i giovani per riaggiustare i binari frequentemente bombardati. Finché arrivarono gli Americani e gli Inglesi e si avviò la ricostruzione: era il 1945. Iniziò un periodo di benessere e stabilità, i figli degli operai poterono frequentare scuole diverse dall’Avviamento al Lavoro ! Nonostante la ripresa economica iniziò anche un periodo di emigrazione verso l’Australia e il Brasile e furono molti i colleferrini che lasciarono le loro case. La fabbrica da bellica fu trasformata in Centro di Ricerche, Studi e Progettazione per produrre razzi propellente solido e missili antiaereo Furono inventati nuovi prodotti per dare lavoro: insetticidi, saponi tessuti, vernici, calze, carri ferroviari, materie plastiche….. Tutto ciò portò prosperità e progresso per molti anni. Nel 1968 la B.P.D. si fuse con SNIA di Milano Completamente estratto da: Per conoscere e per conoscerci, di Rossana Proietti in Conti, - 70° anniversario di Colleferro, 2005 _________________________________________________________________ A cura di Andreacchio Barbara Gocce di storia, racconti ed immagini seconda parte Nel dopoguerra Colleferro cerca di risollevarsi e rinnovarsi. Nel 1945 muore il Sen. Leopoldo Parodi-Delfino, fondatore di Colleferro. Era nato a Milano il 5 ottobre 1875 e si era laureato in ingegneria chimica. A Genova, insieme a Giovanni Bombrini costituisce la Soc. B.&P.D. e nel mese di settembre 1912 decidono di acquistare dallo zuccherificio “Valsacco” di Colleferro il terreno necessario per una fabbrica di balistite. Nell’anno successivo la Soc. inizia la costruzione dello Stabilimento con le opere sociali per gli operai: case, spaccio, ristorante, mensa e l’ ”armadio farmaceutico”: una piccola farmacia. Nel 1946, per i lavoratori Colleferrini, come luogo di incontro e divertimento, si fonda il CRAL in Piazza Mazzini, dove è tutt’ora attivo come sede del Centro Sociale Anziani. Viene fondato il “tempietto” di S.Barbara Nel 1947 la parrocchia di S. Barbara acquista dalla Soc. BPD il terreno su cui sorgeva la “Casa della Madre e del Bambino”, distrutta dai bombardamenti. Una parte verrà riedificata con il nome di “Casa Assistenza Pio XII. Poi si chiamerà ONMI – Casa della Madre e del Bambino. antino Petrucci da Porciano, costruisce, a scopo ricreativo ” l’Orchidea Bianca”, in seguito anche Ristorante per matrimoni. Si inaugura l’Ospedale, affidato alla C.R.I. La Pontificia Opera Assistenza distribuisce gli aiuti americani alle famiglie bisognose. Chi è nato in quegli anni, ricorda che a scuola alcuni bambini mangiavano un formaggio giallo quasi arancione, tipico americano. La Soc. BPD regala doni ai figli dei dipendenti nel giorno della Befana e anche borse di studio ai meritevoli, consegnati nei locali del Cinema BPD. Regala anche film di cartoni animati la mattina del 6 gennaio, sempre presso lo stesso cinema. I maschietti sfoggiavano le loro pistole a ditalini avute in regalo e le bambine le loro bambole. C’era nell’aria l’odore di zolfo emanato dagli spari. Nel fiume Sacco ci sono due luoghi chiamati “tavolette” e “parata”. Qui, molti giovani colleferrini, non avendo la possibilità di andare in vacanza, sfogano la loro voglia di nuoto. Però i due tratti sono molto pericolosi, con acqua alta infida e piena di correnti. Qualcuno perde la vita o ne rimane molto spaventato. Vengono consegnate le prime case del Piano “Fanfani” in Piazza Mazzini e se ne iniziano a costruire delle altre per l’aumento della popolazione. Colleferro si espande oltre l’Ospedale senza un preciso piano regolatore. Le case della Ditta non bastano e intervengono nuovi costruttori. La Soc. BPD apre un nuovo campo di produzione, oltre quello degli esplosivi e quindi inizia a produrre detersivi (Lauril), insetticida per uso agricolo e domestico e più avanti, dopo la costruzione dello Stabilimento del Castellaccio sulla Via Casilina, fibre tessili. Nel centro di Colleferro, l’Istituto delle Suore Salesiane accoglie nel proprio asilo molti bimbi e tutti ricordano con affetto in particolare tre suore: Suor Linda, Suor Olga e Suor Enrichetta (che vendeva pesciolini di liquirizia ai bimbi dell’oratorio). Suor Linda, molto simpatica, amava portare i bimbi dell’asilo per le stradine delle vicinanze fino al tempietto di S. Anna e si fermava volentieri a parlare con le mamme che incontrava. Inizia il benessere degli anni ’50 e compaiono i primi televisori e frigoriferi nelle case dei più abbienti. Intere famiglie si recano nei vari CRAL che possiedono un televisore, per vedere il famoso programma “Lascia o Raddoppia”, condotto dal giovane Mike Bongiorno. La Ditta B.P.D. manda i figli dei dipendenti in colonie marine e montane. Per le feste del “Corpus Domini”, di S. Barbara e di S. Antonio si va in processione per le vie principali del paese. I bambini e le bambine vestono l’abito della Prima comunione. Viene inaugurato un pullman per i collegamenti con la ferrovia che tutti chiameranno per molti anni “bisarca”. Nel 1956 in febbraio, a Colleferro e dintorni, fino a Roma avviene la grande nevicata del secolo, che verrà cantata in seguito da Mia Martini. Nello stesso anno viene posta la prima pietra della Chiesa dedicata a Maria Immacolata alla presenza di Mons. Severi e dell’On. Giulio Andreotti. Nel 1960 viene posta sulla sommità del campanile una statua della Madonna e la parrocchia è retta dal Terzo Ordine Francescano. Cominciano a circolare le prime autovetture economiche e familiari: la 600 e la 1100. Nel settembre del 1966 il papa Paolo VI visita Colleferro, dopo essere passato per Carpineto e Segni. Attraversa molte strade del paese e i cittadini sventolano bandierine e mettono drappi colorati alle finestre. Memorabile la Messa in Piazza Italia dove vengono lanciate colombe bianche. Il sindaco di allora, Biagio Della Rosa, offre al Papa una medaglia ricordo. Nel 1967 Donna Lucia Parodi, vedova del Senatore, dona alla Parrocchia di S. Barbara il mosaico raffigurante la Santa, opera del Mazzacurati e la copia in bronzo del Crocifisso di Donatello. L’ attuale parroco, Don Luciano Lepore, viene ordinato sacerdote presso la Chiesa dell’Immacolata e celebra la sua prima Messa. Passerà alla Chiesa di S. Barbara nel 1972, come vice parroco. Nel 1973 si circola in bicicletta e le automobili, quando non sono ferme, girano a targhe alterne per risparmiare benzina, a causa della grande crisi petrolifera generata dall’embargo decretato dall’Opec, in seguito alla guerra arabo-israeliana dello Yom Kippur. Ci fu un grande rialzo del prezzo del petrolio al barile e quindi il governo italiano fu costretto a prendere severe misure per risparmiare carburante. Così ci furono le famose domeniche a piedi, o con le biciclette e i pattini. Da “Genesi di una Comunità” ___________________________________________________ Conclusioni: “Colleferro è oggi una splendida realtà, tanto più apprezzabile in quanto si è fatta da sola, con le proprie forze fisiche e spirituali, superando momenti di grave travaglio economico e sociale e reagendo ancora con grande coraggio e dignità ad eventi dolorosi che non di rado hanno segnato di sangue il suo cammino” Cosi scriveva Emanuele Lorenzi nella presentazione del 2° Volume su Colleferro “ Vita di una Comunità, AAVV, 1991. .............................. Far conoscere una città è un’impresa ardua. Manca sempre qualcosa e di questo ne siamo certi. Ma se qualcuno di buona volontà vuole contribuire ed integrare l’impegnativo lavoro di ricerca finora svolto, non deve far altro che scrivere e inviarlo a [email protected] . Verrà sicuramente pubblicato nella pagina dedicata. |
Le foto nella presentazione sono state tratte da:
" VITA DI UN A COMUNITA" Ed. Comune di Colleferro, 1991 Le foto (sotto) sono tratte dal libro
Per conoscere e per conoscerci, di Rossana Proietti in Conti, - 70° anniversario di Colleferro, 2005 |
CURIOSANDO 17
COLLEFERRO
"PER CONOSCERE E PER CONOSCERCI"
Gocce di storia, racconti ed immagini - prima parte