Ponte Scarabeo
L’amore amaro di tre donne: India - Presenza - Silvia Direttamente collegata all’arcata di destra, oggi sede dell’omonimo bar, si apre Porta Gemina. In origine Porta Maggiore era formata da due arcate e, quella di destra, appunto, segna l’inizio del tratto di mura poligonali che da lì circonda quasi tutta la cittadina. A 366 metri da porta Gemina, una volta superato il Comune, la chiesa del Gesù e la Porta dell’Elcino, dopo 98 metri, si eleva il cosiddetto Ponte Scarabeo. Si tratta di un rudere ad arco a tutto sesto, che a sinistra poggia contro il muro di una casa, mentre a destra con un regolare piedritto, poggia su sulle mura poligonali. Restaurato nel 1970.Incerti sono lo scopo della struttura e il nome. L’attributo “Scarabeo” si fa risalire ad una leggenda che affonda le sue radici al tempo della permanenza dei Cartaginesi a Segni. La storia ci racconta che dopo la battaglia di Zama (ottobre 204 a.C.), la quale decise le sorti della seconda guerra punica conclusasi nell’anno successivo, Publio Cornelio Scipione (L’Africano) condusse a Roma 200 nobili ostaggi cartaginesi, che vennero portati a Norma per essere custoditi. Nel 201 a.C., essendo consoli Lucio Cornelio Lentulo e Pubblio Villio Tappullo, gli ambasciatori cartaginesi ottennero la restituzione di 100 ostaggi. I rimanenti , trattenuti a garanzia dell’osservanza del trattato di pace, essendosi lamentati del trattamento che subivano a Norma, furono trasferiti parte a Segni e parte a Ferentino (Tito Livio XXXII,2). “Petinibus Cartha-giniesnsibus, qui non reddedantur obsides, ut a Norba, ubi parum commode essent, alio, traducerentur, cocessum, ut Signiam et Ferentinum Transirent”. (=Per gli ostaggi che non venivano restituiti, ai richiedenti (ambasciatori) cartaginesi fu concesso che da Norma, ove stavano poco bene, fossero trasferiti altrove e passati a Segni e Ferentino). All’atto della restituzione anche degli ostaggi che erano a Segni, uno di essi avrebbe regalato un ciondolo d’oro a forma di scarabeo ad una fanciulla del luogo, in ricompensa delle premure ricevute, o, forse a testimonianza e ricordo del loro amore. A tale proposito occorre tener presente che scarabeo (gr. Scarabaios;1. Scarabeus), oltre che nome dell’animale, è anche il nome della pietra dura su cui gli Egiziani scolpivano finemente lo scarabeo sacro, da essi venerato come divinità, perché ritenuto un potente talismano portafortuna. ( Lo Scarabeo sacro egizio, chiamato kheper o khepra, era considerato un potente amuleto con funzione apotropaica, allontanando la malasorte e attirando la benevolenza degli dei.) Fin qui la leggenda. Ma che dire della denominazione di “ponte”, rimasta ancor oggi ad un arco, la cui funzione pare sia quella di semplice contrafforte alla casa cui si appoggia? E’ difficile spiegarlo. Tuttavia, poiché in loco, attaccato all’esterno delle mura poligonali, che sono a filo, si rileva il basamento di una torre, niente di più facile che un piano superiore di essa fosse collegato all’opposto della strada con un altro elemento della fortificazione, mediante un ponte di cui l’attuale arco potrebbe essere, in tutto o in parte, il sostegno. Con molta probabilità vi era un’altra di quelle costruzioni (impropriamente chiamati “ponti”) elevatesi a cavallo di Via Umberto I, e similmente alle altre che la precedono e consistenti in una sola camera complementare a servizio del fabbricato su cui poggiava da una parte, mentre dall’altra era soretta , come tutt’ora, dalla soprelevazione delle mura. Proseguendo oltre, a 2 metri dal Ponte Scarabeo, vi è, a filo delle mura, una posterula. (Signis Memoranda Fastis, pagg. 170-171) ___________________________________ E’ solo mito, una storia fantastica? Oppure c’è un fondo di verità arrivata sino ai nostri giorni attraverso le voci, i racconti dei nonni? Noi crediamo, come tanti altri, che l’oralità e le storie in essa contenute non portano solo immaginazione e costruzione artificiosa della verità, ma fanno giungere ai posteri il vivere quotidiano dei popoli, anche se quello che raccontano non si trova sui libri di storia. Ma in fondo sappiamo, e la storia stessa ce lo insegna, che la storia la fa chi la scrive. Ma torniamo al Ponte Scarabeo e ai racconti che si snodano intorno ad esso e al quartiere de “Il Lucino”. Intanto facciamo alcune riflessioni: 1.La storia, raccontata da Tito Livio ci dice che nel 201 a.C. a Segni giunsero degli ostaggi Cartaginesi. Questi non erano semplici soldati o avventurieri, ma rappresentavano la nobiltà cartaginese. Se questa notizia è vera, pensiamo che sia vera anche la storia giunta fino a noi e cioè che, India, una fanciulla segnina ebbe una storia d’amore con uno degli ostaggi. 2.Altro passo importantissimo è la storia che nasce tra una popolana segnina, Presenza (La Ragazza del Campo) e un nobile del luogo. Loro innamorati, ma Lei osteggiata dalla famiglia del ragazzo. Era il 1557 quando ci fu il Sacco di Segni. Presenza, rifiutata, si avviò per la strada del Campo di Segni e sparì… 3.L’altra storia passa attraverso un romanzo di Fernanda Spigone che tra le altre vicende ci racconta di Silvia. Lei, incontra un cacciatore con il quale intreccia una relazione sentimentale; la scrittrice non va oltre, ma si può certamente intendere che “oltre” ci andarono loro: Silvia e il cacciatore. Dopo qualche tempo i segnini videro girovagare per via Piana (poco prima di arrivare al quartiere Il Lucino) una signora dall’aspetto della “Strologa”=Strega. Lei non parlava con nessuno, fino a che….. In oltre 2000 anni tre fatti e tre donne scomparse! Perché? Alcune citazioni: Il ponte è parte integrante del quartiere -Il Lucino-, prima con le mura poligonali, poi con l’inserimento nel contesto abitativo medievale e nel tempo del Sacco di Segni -1557-, e poi ancora in epoca moderna dove la cosiddetta emancipazione fa continuare la saga delle giovani donne stregate dall’amore impossibile. Detto ciò si può affermare che il “ponte stregato” come qualsiasi racconto tradizionale, è sempre esistito nella narrazione relativa alla vita segnina; dove l’elemento storico e la fantasia popolare hanno deformato o arricchito di elementi in genere collegati con luoghi e tempi determinati, nel quale i personaggi acquistano, nel ricordo e nelle narrazioni un aspetto leggendario, eroico, mitico e in ultima analisi tragico. _______________ La costruzione in base all’analisi del tessuto murario e ai confronti effettuati con altre strutture simili presenti nel territorio, è databile alla metà del XIII secolo. Si tratta probabilmente dei resti di una torre, che in età medievale, andava a rafforzare questo tratto del circuito murario. ____________ Il Ponte scarabeo è un arco medioevale costruito con pezzi di tufo legati con malta. Poggia su due pilastroni quadrati: quello esterno insiste sulle mura poligonali, quello interno è incorporato nella costruzione di una casa. Dove l'arco s'innesta sui tozzi pilastri, una sporgenza di tufo tornito fa pensare all' ovolo di un capitello, mentre sull'arco s'innalza un muro esile terminante a scivolo verso la valle. Sempre di epoca medioevale è la meridiana che si intravede in figura nell'angolo superiore sinistro. Il Ponte Scarabeo deriva il suo nome da una antica leggenda segnina. Bibliografia: Fernanda Spigone, “L’Altra Gioventù”, pagg.17-18, 91-97. Alessandro Colaiacomo, “Signis Memoranda Fastis” pagg.170-171 Bruno Navarra, “Storia di Segni II”, pagg. 212, 299-315, 321 Francesco Maria Cifarelli e Federica Colaiacomo, “Segni Antica e Medievale” pagg. 31-86) www.itinesegni.com , “Presenza-La ragazza del Campo”, home del sito |