PAESI CHE SI AFFACCIANO SULLA VALLE DEL SACCO Visti da Segni (Pianillo)
Acuto - Alatri - Anagni - Bellegra - Capranica Prenestina - Castel San Pietro - Cave - Colleferro Ferentino - Fiuggi - Frosinone - Fumone - Gavignano - Genazzano - Morolo -Palestrina - Paliano - Piglio - Rocca di S. Stefano -Rocca di Cave - S.Vito Romano - Serrone - Sgurgola - Torre Caietani
Acuto - Alatri - Anagni - Bellegra - Capranica Prenestina - Castel San Pietro - Cave - Colleferro Ferentino - Fiuggi - Frosinone - Fumone - Gavignano - Genazzano - Morolo -Palestrina - Paliano - Piglio - Rocca di S. Stefano -Rocca di Cave - S.Vito Romano - Serrone - Sgurgola - Torre Caietani
Cenni Storici:
Le origini del paese risalgono ad un documento del VI secolo di papa Gregorio Magno presente nell’abazia di Subiaco, la cui autenticità però e tuttora incerta. Nel documento è infatti citato l’insediamento di Rocca degli Equi, situato più a valle e sviluppatosi intorno alla chiesa di S. Stefano. Si suppone che le invasioni barbariche abbiano costretto gli abitanti a spostarsi più in alto, sull’altura di Colle Lungo, dove essi avrebbero fondato una nuova comunità, da cui sarebbe derivato il paese così come è oggi conosciuto. E’ certo che l’insediamento esisteva già prima del X secolo, come testimonia un atto del 929, sempre del monastero sublacense, dove viene citata la località di Casale Santo Stefano. L’appellativo di Rocca, infatti, si è imposto in un secondo momento con la maggiore importanza che il paese andava assumento nell’ambito dei territori dell’abbazia. In un ulteriore atto di acquisto del 1096, Rocca Santo Stefano è citata come possedimento dell’abbazia di Subiaco, confermato nella bolla del 1115 di papa Pasquale II. La storia del paese è legata alle sorti dei possedimenti dell’abbazia. Prima conquistato dai feudatari Filippo di Marano e Recalco di Rocca Canterano (il paese fu ceduto come riscatto per la liberazione dell’abate Giovanni), Rocca Santo Stefano tornò tra i possedimenti del monastero fino al 1192, quando fu conquistata dai feudatari di Civitella e donata al papa Celestino II. Il paese fu nuovamente riconsegnato ai monaci nel 1227, quando papa Gregorio III diffidò i Tiburtini dall’insidiare quei territori. Da questa data la documentazione storica sul piccolo borgo si interrompe per quattro secoli; ritroviamo il paese annoverato nei possedimenti della famiglia Colonna, fino all’anno 1630. Nuovamente il borgo tornò, in via definitiva, in possesso dell’abbazia di Subiaco. E’ opportuno segnalare che Rocca Santo Stefano si costituì come paese autonomo solo a partire dal 1946, quando si distaccò dal paese di Bellegra. Nel Regesto Sublacense del 28 giugno 594 (ritenuto apocrifo), il documento 216 di Papa Gregorio Magno indica: “Sancto Stephano qui est de Sancta Maria in zizinni“. L’attendibilità storica del documento è di grande importanza per attestare l’antica presenza della piccola comunità, di ferventi cristiani in questo territorio. Il documento 197 dell’anno 929, cita il “casale qui vocatur sancto stephano“; anche la bolla di Papa Benedetto VII dell’anno 958, riferita da Gaetano Marini nell’opera Papiri Diplomatici, indica la chiesa di Santo Stefano. Sempre nel Regesto Sublacense il documento 177 del 24 maggio 1030, tra gli altri beni, nomina il “locum qui vocatur sancto stephano in colle et in valle“. Il Chronicon Sublacense (cronaca sublacense) riferisce che nel 1096 l’abate Giovanni, dando in permuta Pisoniano, acquistò la “Roccam sancii Stephan“, da questa data Santo Stefano – non più locus, ecclesia, fundus o casale – la troviamo costruita come Rocca, in posizione più elevata come di fatto è ora e assume la sua evidente funzione strategica nel territorio del feudo abbaziale di Subiaco. Sempre dal Chronicon si rileva che Papa Pasquale II (nato Rainerio Raineri nel 1050 in quella che ora conosciamo come provincia di Forlì-Cesena e deceduto a Roma il 21.01.1118), nell’anno 1115 confermò al Monastero “la Rocca di Santo Stefano con tutte le sue pertinenze“. Nel 1167 l’abate Simone fatto prigioniero da Filippo di Marano e da Recaldo di Rocca Canterano, fu condotto prima ad Arsoli e poi in custodia a Roma; per liberarsi dalla prigionia fu costretto a dare in pegno Rocca Santo Stefano, ad alcuni Signori romani. Così il castello tornò presto al Monastero Sublacense, ma poi venne occupato dai Signori di Civitella e, Papa Celestino II, nel 1192, lo fece restituire all’Abbazia. Minacciata dalla vicina Tivoli, Onorio III nel 1227 ammonì i Tiburtini di rispettare il castello, lasciandolo all’Abbazia Sublacense. Nel 1630, con Rocca di Mezzo figura tenuta dai Colonna di Palestrina che l’avevano in diritto reale di godimento, benché la proprietà non fosse loro; da una delle torri di Rocca Santo Stefano fu tolto un cannone per essere installato nella fortezza di Paliano mentre il castello tornò definitivamente al Monastero di Subiaco, con la creazione dell’Abbatia Nullius è restato fino ai tempi odierni sotto la giurisdizione della Diocesi di Subiaco. L’economia del paese presenta panorama analogo a quello di molti comuni dell’alta valle dell’aniene. Abbandonata la tradizionale attività di produzione artigianale di botti e barili oltre la metà della forza lavorodi Rocca Santo Stefano è impiegata in attività amministrative e di servizi. Esiste poi un modesto sfruttamento di risorse quali l’allevamento bovino e la produzione di legname dalle aree boschive confinanti. Caratteristica è invece la situazione anagrafica. Nel decennio 1991-2001, infatti, si è registrata una flessione nel numero di abitanti pari a -0,49%; un dato confortante in un contesto di generale spopolamento dei comuni della valle. Il tessuto urbano di Rocca Santo Stefano si presenta oggi come tipico tessuto di matrice medioevale, caratterizzato da un sistema complesso di piccoli percorsi. Tendenzialmente questo sistema di percorsi svolge anche il ruolo di matrice di insediamento degli edificati, dando origine ad un tessuto edificatorio fortemente compatto. Nel nucleo storico del paese, posto a confine con i resti della Rocca e la chiesa dell’Assunta, è riscontrabile una certa omogeneità dei sistemi strutturali e dei paramenti murari con l’utilizzo della pietra locale faccia a vista. Nell’ambito più esterno del paese questa coerenza si perde in favore di edifici di recente edificazione con sistemi strutturali puntiformi e facciate a intonaco che tendono man mano a diradare il tessuto medioevale. A Rocca Santo Stefano non si riscontrano emergenze architettoniche di rilievo se non nei resti dell’antica Rocca (una singola torre), nella chiesa dell’Assunta e nella chiesa di S. Stefano, decorata con affreschi cinquecenteschi della scuola del Perugino. Rocca Santo Stefano ha visto il suo massimo splendore demografico nel lontano 1951 quando gli abitanti erano quasi 1.800! Poi, la modernità industriale e il boom economico hanno causato anche in questo nostro comune un esodo forzato per la ricerca di una occupazione più stabile e sicura. Nel censimento successivo infatti erano quasi 300 i concittadini cancellati all’anagrafe perchè alla ricerca di nuove opportunità occupazionali altrove. Poi negli anni successivi il trend in calo è progressivamente aumentano fino a stabilizzarsi all’inizio del nuovo millennio per poi avere un incremento nei primi sette anni del III millennio, per poche meno di 50 unità. Quindi trend con saldo in positivo per questo fenomeno (demografico) che potrebbe consolidarsi nel prossimo futuro visti i valori che si respirano in questo comune bellissimo ed importante che vi invitiamo a visitare. |