PAESI CHE SI AFFACCIANO SULLA VALLE DEL SACCO Visti da Segni (Pianillo)
Acuto - Alatri - Anagni - Bellegra - Capranica Prenestina - Castel San Pietro - Cave - Colleferro Ferentino - Fiuggi - Frosinone - Fumone - Gavignano - Genazzano - Morolo - Palestrina - Paliano - Piglio - Rocca di S. Stefano -Rocca di Cave - S.Vito Romano - Serrone - Sgurgola - Torre Caietani
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Tommaso Gismondi Scultore
BOODA Un trio esplosivo
Federica Buda Martina Bertini Alessio Sbarzella --------------------------------------------------- |
Storia
Città a 424 m sita nella media valle del fiume Sacco, anticamente conosciuta come Anagnia, fu capitale della Confederazione degli Ernici. Caduta nelle mani dei Romani intorno al 306 a. C., divenne prefettura e quindi municipio. Nel 1160 durante le lotte tra Alessandro III e Federico Barbarossa, il papa vi promosse una riunione di cardinali e prelati per scomunicare l'imperatore, l'antipapa Vittore IV e i loro sostenitori. Nel secolo XII Anagni divenne comune e subì l'intolleranza delle opposte fazioni politiche, finché cadde sotto la signoria dei Caetani. Nel 1303 Bonifacio VIII, in lotta con Filippo IV il Bello, poco prima di pronunciare la scomunica contro il re di Francia, fu imprigionato dai Francesi e dai partigiani guidati da Guglielmo di Nogaret e Giacomo Sciarra Colonna, ma fu successivamente liberato dai cittadini insorti. Leggendario lo schiaffo che Giacomo Sciarra Colonna avrebbe dato al papa e da cui prese nome l'episodio “schiaffo d'Anagni”. La cittadina, che fu nel Medioevo residenza del Papa, è ancor oggi ricca di edifici risalenti a quel periodo. Nella parte alta della città domina la cattedrale, risalente al 1074, con l’imponente fiancata e le tre absidi. L’interno, a tre navate, ha un pavimento a mosaico di Maestro Cosma. Il presbiterio conserva opere decorative dei Vassalletto: il ciborio, il cero pasquale in forma di colonna tortile a tarsie marmoree; la cattedra episcopale, con braccioli e schienale a tarsie e protomi leonine. La cripta, a tre navate e tre absidi, ha un pavimento a mosaico di Cosma e dei figli Luca e Jacopo (1231). Gli affreschi delle pareti costituiscono uno dei cicli pittorici più interessanti del Duecento italiano. Al Duecento risalgono il palazzo di Bonifacio Anagni, famosa fino ad oggi soprattutto per il ruolo avuto come sede papale nel Medioevo e legata alle vicende di Bonifacio VIII, ha ultimamente assunto una notevole importanza anche nel campo delle ricerche preistoriche grazie al rinvenimento di manufatti litici di oltre 700.000 anni fà e di resti fossili di Homo erectus datati 458.000 anni, i più antichi d'Italia. Di estrema importanza anche il rinvenimento di materiale etrusco del VII secolo a.C., a testimonianza della penetrazione di questo popolo nella Valle del Sacco e del Liri, probabile itinerario seguito dagli Etruschi per gli scambi culturali con la Magna Grecia. All'epoca di Tarquinio il Superbo ( inizi V sec. a. C.) il sito di Anagni era abitato da genti erniche, probabilmente di origine marsa o sabina. I rapporti con la nascente potenza romana conobbero alterne vicende: dalle alleanze del V sec. a. C. alle guerre con Roma del 318 a. C. fino allo scioglimento della Confederazione Ernica imposto dai romani nel 306 a. C. L'impianto urbanistico-arcaico di Anagni, città sacra e centro politico della Confederazione, era limitato alla zona dell'acropoli e difeso parzialmente da una cinta muraria difeso interamente in epoca romana secondo la tecnica delle mura cosiddette " serviane" (IV-III sec. a. C.). Al II sec. a. C. risale la costruzione dell'emicidio degli "Arcazzi", con tre grandi archi a tutto sesto sorretti da pilastri isolati dalla cinta muraria, cui si ricollegano in alrìto mediante una pseudo-volta. Anagni fu residenza estiva dell'imperatore Marco Aurelio, di Commodo, di Lucio Settimo e di Caracalla. Centro della vita politica internazionale del Medioevo, fù a buon diritto chiamata la "La Città dei Papi" non solo per essere stata la patria di quattro grandi pontefici: Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV e bonifacio VIII; fu infatti anche residenza ufficiale dei Papi che trovavano in Anagni un sicuro rifugio ed una degna sede del loro mandato. La Cattedrale, costruita tra il 1071 e il 1105, conserva pressoché immutato il suo carattere romanico-lombardo nella facciata, con l'arco a tutto sesto della "porta Matrona" incorniciato da trecce bizantine e la mole imponente delle absidi del lato nord. Nel lato ovest fù inserito in seguito il corpo gotico della cappella Caetani. All'interno l'architettura è scandita da tre navate, con al fondo chiusura absidale e la cripta sottostante il presbiterio. La navata centrale e il transetto furono risttrutturati in stile gotico alla metà del XIII secolo. Il pavimento a mosaico fù eseguito nel 1231 dal celebre Cosma, mentre la sedia episcopale ed il candelabro tortile sono opera di Pietro Vassalletto (1260). Dalle navate laterale si discende nella bellissima cripta, detta di S. Magno, impreziosita da affreschi di maestri Benedettini nel corso del XIII secolo. Molto importanti non solo per la vastità cilcica, ma soprattutto perché documentano il passaggio dalla tecnica pittorica bizantina a quella romanica. Staccato dall'edificio principale, si erge maestoso il Campanile in pietra scalpellata , con cinque ordini di aperture. Da questa Basilica, il 24 Marzo 1160, Alessandro III scomunicò l'imperatore Federico Barbarossa; e sarà in Anagni che i messi imperiali, dopo la sconfitta di Legnano, sottoscriveranno il " pactum anagninum" (1176), preliminare del trattato di Venezia. Ma la cattedrale fu anche teatro di eventi specificatamente religiosi, come la canonizzazione di Santa Chiara di Assisi e la composizione della disputa tra i Regolari ed i Secolari sotto il pontificato di Alessandro IV. Il cosiddetto "Palazzo papale", già della famiglia Conti fu acquistato dai Caetani nel 1295. Il prospetto è costituito da un portico con grandi archi, sormontato da un loggiato con bifore. La leggenda vuole che in quelle sale, affrescate con motivi floreali e faunistici, il papa Bonifacio VIII venisse oltraggiato da Guglielmo di Nogaret e Sciarra Colonna , invitati dal re di Francia Filippo il Bello. Il palazzo ospita un piccolo museo e il Centro di Anagni dell'Istituto di Storia e Arte del Lazio Meridionale. ANAGNI TERRA DI PAPI Cosi più volte è stata definita la nostra terra, affermazione suffragata dall'alto numero di pontefici ciociari saliti al soglio di Pietro, e dal ruolo svolto dall'intera regione nelle vicende della Chiesa nel corso dei secoli. Già nel VI secolo sono infatti da annoverare due papi, fatti poi santi, Ormisda, eletto nel 514, e suo figlio Silverio (caso unico nella storia della Chiesa) eletto nel 534. Grazie al soggiorno di alcuni papi soprattutto in Anagni, ma anche in altri centri, quali Ferentino e Montecassino, la Ciociaria fu anche sede di importanti avvenimenti politici e storici. Ma sarà proprio Anagni ad assumere un ruolo guida nella regione, oltre che per avere dato i natali ad alcuni pontefici, anche perché ne divenne spesso sede stabile. Questo legame con le vicende del Papato e di Roma fu confermato anche dalle continue lotte tra la nobiltà locale e la grande nobiltà romana, in continua contrapposizione nell'affermare la propria supremazia e nel far eleggere propri rappresentanti al soglio supremo di Roma. Attraverso queste poche righe vi proponiamo una breve biografia, ricordando le vicende fondamentali dei vari papi ciociari nella storia della Chiesa: Innocenzo III Papa, (Anagni 1160-Perugia 1216). Al secolo Lotario Conti. Nominato cardinale nel 1190, assunse la carica pontificia nel 1198. Ripristinò in Roma e nello Stato Pontificio il potere papale, affermandosi come teorico della teocrazia pontificia, in linea con le idee di Gregorio VII, che voleva il papato al di sopra di qualsiasi autorità politica esistente. Promosse la IV Crociata nel 1202 che, invece di sbarcare sulle coste asiatiche, si volse alla ricca preda dell'impero bizantino e, invece di conquistare Gerusalemme, conquistò Costantinopoli e lì si fermò. Inflessibile verso i movimenti ereticali, lottò in Francia contro i Valdesi, i Catari, gli Albigesi contro i quali bandì una crudele crociata. Nel 1215 convocò a Roma il IV Concilio Lateranense, che condannò il catarismo. Condusse una politica di arbitrato della Chiesa in Francia con Filippo II Augusto, in Spagna, Portogallo, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Svezia e Danimarca. In Germania riconobbe imperatore Ottone di Brunswick, ma in seguito lo scomunicò, dichiarandolo deposto dalla sua carica ed eleggendo al suo posto il pupillo Federico, figlio del defunto imperatore Enrico VI. Scomunicò anche Giovanni Senza Terra, re d'Inghilterra, ma in seguito lo investì del trono inglese come di un feudo papale. In campo religioso iniziò la riforma della Curia romana, curò la formazione dei vescovi e ne rafforzò l'autorità, promosse la riforma dei monasteri, favorì il sorgere di nuovi ordini dediti alla cura dei poveri e dei malati e seguì con favorevole interesse il sorgere dell'ordine domenicano e dell'ordine francescano, promulgò una vasta e importante legislazione canonica, fu anche autore di numerosi Sermones. Gregorio IX papa, (Anagni 1170 - Roma 1241). Al secolo Ugolino Conti. Nipote di Innocenzo III, cardinale nel 1198, vescovo di Ostia nel 1206. Eletto nel 1227, protesse l'ordine francescano, contribuendo alla redazione definitiva della sua Regola e di quella delle clarisse. Canonizzò San Francesco, Sant'Antonio di Padova e San Domenico di Guzmàn. Per due volte, nel 1227 e nel 1239, scomunicò Federico II, pur avendo concluso con lui nel 1230 la Pace di S. Germano. Nel 1232 istituì il Tribunale dell'Inquisizione e lo affidò ai domenicani. Tentò senza successo un'unione con la Chiesa orientale. Nel diritto canonico è importante la sua compilazione della raccolta delle decretali pontificie che entrarono a far parte del Corpus iuris canonici. Alessandro IV papa (m. Viterbo 1261). Al secolo Rinaldo Conti di Segni, era parente di Gregorio IX, che lo aveva nominato cardinale nel 1227. Successe a Innocenzo IV nel 1254 e seguì una politica antisveva scontrandosi subito con Manfredi di Sicilia, contro il quale lanciò la scomunica nel 1259. Non meno difficili furono le relazioni con Roma, protettore dei francescani, elevò agli onori degli altari S. Chiara. Bonifacio VIII papa (Anagni ca. 1235 - Roma 1303). Al secolo Benedetto Caetani. Eletto papa nel dicembre 1294, dopo l'abdicazione di Celestino V, Bonifacio VIII fu un intransigente sostenitore del primato spirituale e temporale dei papi alle soglie di un periodo che avrebbe segnato al contrario la decadenza della Chiesa medievale. Alle aspirazioni di rinnovamento religioso oppose dapprima una politica di repressione, con l'imprigionamento di Celestino V e la lotta contro i Colonna, culminata con la presa di Palestrina nel 1298, e quindi di integrazione, con il grandioso giubileo del 1300 (il primo nella storia della Chiesa). In Italia intese sostenere la propria supremazia con diverse intromissioni nei conflitti che agitavano Stati e città della penisola, interventi destinati comunque al fallimento o a effimeri successi. Dove, lo scacco della sua politica apparve evidente e definitivo, fu però sulla scena internazionale, in particolare nella lotta che lo oppose a Filippo IV di Francia. Nel 1303 Guglielmo di Nogaret, inviato di Filippo, procedette addirittura al suo arresto in Anagni e, per quanto una sollevazione popolare ottenesse l'immediata liberazione del papa, che un mese dopo moriva, questo episodio segnò l'effettiva sconfitta delle pretese di Bonifacio VIII e, con esse, delle sue ideologie. Leggendario in questa occasione lo schiaffo che, Giacomo Sciarra Colonna avrebbe dato al papa e da cui prese nome l'episodio "Schiaffo d'Anagni". |
Giotto- Bonifacio VIII « Perché men paia il mal futuro e 'l fatto, veggio in Alagna intrar lo fiordaliso, e nel vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un'altra volta esser deriso; veggio rinovellar l'aceto e 'l fiele, e tra vivi ladroni esser anciso. » (Dante Alighieri, Purgatorio XX, vv. 85-90) |
PALAZZO BONIFACIO VIII
Il Palazzo di Bonifacio VIII è stata la casa-fortezza dei papi di Anagni. Anche se il nome ricorda la sola proprietà del famoso pontefice dello “Schiaffo”, la prima domus turrita appartenne quasi certamente a Lotario dei Conti di Segni, papa col nome di Innocenzo III dal 1198; poi, agli inizi del XIII secolo, Ugolino Conti, pontefice dal 1227 col nome di Gregorio IX, ampliò la costruzione, trasformandola in un elegante palazzo baronale pur mantenendo forti accenti militari. Nel 1230 vi ospitò l’imperatore Federico II, liberato dalle censure del 1227 e giunto ad Anagni con “splendido concorso di principi e maggiorenti”: i due sedettero a mensa insieme all’abile diplomatico Hermann von Salza. Federico ebbe la visione di una dimora magnificente, che egli definì più tardi “mirabile, … come la regia del sole” e su quell’incontro scrisse: “Abbiamo visitato, con reverenza, il sommo pontefice, il quale ci ha accolto con affetto paterno e con lui ci siamo scambiati il bacio della pace, sanzionando, così, la pace dei cuori …”. Nel 1254 risiedette a Palazzo papa Innocenzo IV, eletto ad Anagni nel 1243, ricevendovi gli ambasciatori del Regno di Sicilia. Finalmente nel 1297 l’edificio passò alla famiglia di Bonifacio VIII, acquistato da suo nipote Pietro, e divenne, a guisa di dongione, il nucleo più massiccio e antico delle proprietà dei Caetani che, contando su una grande disponibilità di denaro, avevano nel frattempo reso tutta la regione intorno alla Cattedrale un quartiere di famiglia. La colossale impresa immobiliare di Bonifacio VIII finì col disegnare un’area urbana fortificata, difesa dall’antica cinta muraria dell’acropoli, nella zona simbolicamente più rappresentativa della città. All’interno di quest’area il Palazzo, già legato alle altre figure giganti del pontificato basso-medievale, finì per essere scenografia di un manifesto politico. Tragicamente, il 7 settembre 1303, proprio nel cuore del fortilitiumCaetani, Bonifacio VIII subì l’attentato noto come lo “Schiaffo di Anagni”: affrontato e arrestato da Guillaume de Nogaret e Sciarra Colonna, inviati dal re di Francia Filippo IV il Bello, morì un mese dopo l’oltraggio. Dopo la parabola bonifaciana il Palazzo rimase in proprietà ai Caetani fino al 1690, passò quindi agli Astalli, imparentati per via matrimoniale con i Caetani, come lascito testamentario del marchese Orazio Caetani; nel 1764 l’ultimo degli Astalli, Tiberio Junior, morì indebitato; l’Opera delle Suore Cistercensi della Carità, figlie spirituali di Madre Claudia De Angelis (1675-1715), aveva allora mezzo secolo di vita: esse riscattarono il Palazzo e lo annessero alla loro Casa Madre settecentesca, creando col tempo un grandioso isolato, al quale la fabbrica medievale è oggi unita. Nei diversi livelli del Palazzo le suore ospitano attualmente la Scuola Materna “Sr. Claudia De Angelis”, la foresteria per i pellegrini che camminano sulla Via Francigena e il museo “Palazzo Bonifacio VIII”, che al suo interno accoglie anche la collezione del Museo bonifaciano e del Lazio meridionale raccolta ed esposta dal 1953 per la prima volta da Giuseppe Marchetti Longhi per conto ed iniziativa dell’Istituto di Storia e Arte del Lazio meridionale. Al suo interno si segnalano soprattutto le stanze affrescate, che mostrano motivi derivanti dal ricchissimo patrimonio classico, tramandato attraverso miniature, tessuti, mosaici, coniugandolo con riferimenti al modus vivendi duecentesco e ai giochi cortesi dell’epoca. In particolare la Sala delle Oche mostra un atlante di aviofauna, in cui vengono descritte circa dodici specie di uccelli, ispirato al De Arte venandicumavibusdi Federico II di Svevia. Nella Sala delle Scacchiere si trovano forme quadrilobe che iscrivono scacchiere, che rimandano al gioco degli scacchi, simbolo cavalleresco del campo di battaglia e della strategia militare, ma anche passatempo cortese.Su un’altra parete sono affrescati uccelli simmetricamente affrontati o divergenti entro ruote, direttamente confrontabili con i ricami ad oro filiforme del piviale di Bonifacio VIII conservato al Museo della Cattedrale e del “piviale dei pappagalli” conservato a Vicenza. Nel registro inferiore della stessa sala corre una cornice a racemi vegetali e uno zoccolo a finti pannelli marmorei rettangolari: alcuni particolari trovano confronti nella decorazione pittorica della Cappella del Salvatore nella Cattedrale di Anagni, ma anche di alcune residenze ecclesiastiche romane e perfino degli ambienti della torre di Innocenzo III nei Palazzi Vaticani. La partizione poi è del tutto simile a quella della domus di Augusto sul Palatino, aspetto di notevole interesse, perché attraverso il richiamo all’antichità si pone l’accento sulla continuità tra la grande Roma imperiale e la grande Roma cristiana e si concretizza il detto canonistico UBI PAPA, IBI ROMA, dove di trova il papa, lì c’è Roma: Anagni insomma era come Roma. Testo © Dott.ssa F. Romiti ULTIMA MODIFICAgiovedì 16 giugno 2016 |
Bonifacio VIII's Palace.
Bonifacio VIII's Palace was the home-fortress of the popes of Anagni.Although the name recalls the only property of the famous pope of the "Slap", the firstdomus towered almost certainly to Lotario of the Conti of Segni, Pope, as Innocent III,from 1198; then, in the early thirteenth century, Ugolino Conti, pope from 1227 with the name of Gregory IX, expanded the building, transforming it into an elegant baronial mansion while maintaining strong military accents. In 1230 he hosted the Emperor Frederick II, freed from censorship in 1227 and arrived in Anagni "with splendid competition principles and elders": the two sat down at the table with skillful diplomat Hermann von Salza. Federico had a vision of a magnificent mansion, which he later called "admirable,… as the direction of the sun" and wrote of that meeting: "We visited with reverence the supreme pontiff, who welcomed us with fatherly affection and with him we exchanged the kiss of peace, thus sanctioning the peace of hearts ...". In 1254 Pope Innocent IV resided at Palazzo, elected in Anagni in 1243, receiving here the ambassadors of the Kingdom of Sicily. Finally in 1297 the building became ownership of Boniface VIII, purchased by his nephew Peter, and became, like a dungeon, the more massive and ancient nucleus of the property of the Caetani, who, counting on a large supply of money, in the meantime had made all the area around the cathedral a family neighborhood. The colossal real estate of Boniface VIII designed an urban fortified, defendedwith walls of the ancient Acropolis, in the symbolically most representative area of the city. Within this area, the Palace, already linked to the other giant figures of the low-medieval papacy, became a scene of a political manifesto. Tragically, on Sept. 7, 1303, infortilitiumCaetani, Boniface VIII suffered an attack known as the "slap of Anagni":faced and arrested by Guillaume de Nogaret and Sciarra Colonna, sent by the King of France Philip IV the Fair, he died a month after the outrage. After the parable of Bonifacio VIII, the Palace was owned by the Caietani until 1690, then it passed to Astalli, related by marriage with the Caetani, as the legacy of the Marquis Orazio Caetani; in 1764 the last of Astalli, Tiberius Junior, died in debt; the Opera of the Cistercian Sisters of Charity, spiritual daughters of Mother Claudia De Angelis (1675-1715), had half a century of life: they reclaimed the building and annexed to their eighteenth century Motherhouse, creating over time a great block, to which is joined the medieval factory. In the different levels of the building the nuns are home the kindergarten "Sr. Claudia De Angelis ", the guesthouse for pilgrims walking the Via Francigena and the museum" Palazzo Boniface VIII ", whose interior also houses the collection of the Museum bonifaciano and southern Lazio collection and exhibited for the first time since 1953 by Giuseppe Marchetti Longhi and initiative on behalf of the Institute of History and Art of Southern Lazio. Inside it notes the frescoed rooms, showing patterns arising from the rich classical heritage, passed down through miniatures, textiles, mosaics, combining it with references to the modus vivendi thirteenth and courteous games of the time. In particular the Hall of the Geese shows an atlas of birds, which describes about a dozen species of birds, inspired by De arte venandi cum avibus of Frederick II of Sweden. In the Hall of the Exchequer there are formsquatrefoilenrolling Exchequer, that reference to the game of chess, chivalrous symbol of the battlefield and military strategy, but also courtly pastime. On another wall are painted birds symmetrically addressed or divergent within wheels, directly comparable with embroidery in gold thread-like the cope of Boniface VIII in the Museum of the Cathedral and the "cope parrots" stored at Vicenza. In the lower register of the same room there is a frame with racemes plant and a hoof with rectangular fake marble panels: some details find comparisons with the painted decoration of the Chapel of the Saviour in Cathedral of Anagni, but also in some Roman ecclesiastical residences and even in the rooms of the tower Innocent III in the Vatican Palace. Then the partition is very similar to that from the House of Augustus on the Palatine, look very interesting, because by the appeal to antiquity the emphasis on continuity between the great Roman Empire and the great Christian Rome and led the said UBI PAPA, IBI ROMA, where the pope is, there is Rome: Anagni was as Rome. |